
Sono stati condannati due commercianti di prodotti alimentari della Campania che apponevano marchi falsi su prosciutti che in realtà non erano "di Parma": il tribunale di Avellino ha stabilito una condanna a due anni e sei mesi di reclusione, una multa di 6mila euro e altri 6mila euro per le spese processuali sostenute dal Consorzio del Prosciutto di Parma, che ha vinto la causa e parla di «sentenza esemplare». Il Consorzio riceverà inoltre un risarcimento per i danni provocati all’immagine della Dop stabilito dal giudice civile in via provisionale pari a 15mila euro. Frode in commercio, contraffazione del marchio e ricettazione i reati contestati.
«L’azione, risalente al 2005 - dice il Consorzio in una nota - è stata condotta dagli ispettori dell’Ufficio Affari Legali e Vigilanza del Consorzio congiuntamente alla Guardia di Finanza che hanno sequestrato circa 50 prosciutti contraffatti. L’oggetto della contraffazione è la “corona ducale”, il noto marchio a fuoco che contraddistingue il Prosciutto di Parma originale».
«Il Consorzio e in particolare i nostri ispettori svolgono costantemente numerose azioni di contrasto per combattere l’agropirateria investendo tra l’altro molte risorse - ha commentato Federico Desimoni, vice direttore e responsabile dell’Ufficio Affari Legali e Vigilanza del Consorzio - ma non sempre sono sufficienti a fronteggiare adeguatamente questi fenomeni in tutti i Paesi del mondo. Questa sentenza è indubbiamente un risultato importante che riconosce il nostro operato e salvaguarda l’eccellenza del Prosciutto di Parma, ma riteniamo che sia necessario lavorare a livello comunitario con le altre Dop e sostenerci a vicenda per tutelare i prodotti di qualità anche agli occhi del consumatore».
(foto d'archivio di prosciutti di Parma)
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