
Lorenzo Sartorio
Una somiglianza «travolgente» con Anthony Quinn, anche se uno è nato «dedlà da l’acua» e l'altro a Chihuahua, in Messico. Sergio Capelli, presidente del «Nuovo Circolo Solari», di «Zorba il greco» non solo ha il volto, ma anche la grinta. Anche perchè per guidare un circolo, di questi tempi e con tutte le difficoltà, di grinta, per non dire di altri attributi, ce ne vuole tanta.
Settantasette anni portati con grandissima disinvoltura, Sergio nasce in strada Bixio, in una di quelle casette che si affacciavano sull'antica fabbrica «Barbieri», poi «Robuschi», quasi a Barriera. Una famiglia onesta, ma umile e povera, quella di Sergio: quattro fratelli, il padre Delfino, di origini montanare, che fa lo stampatore, la mamma Luisa «rezdóra» a tempo pieno sempre alle prese ad inventarsi qualcosa per dare da mangiare a pranzo e a cena alla sua famiglia.
Allo scoppio della guerra, i Capelli si trasferiscono a Basilicanova per evitare che le bombe di «Pippo» cadano sulle loro teste. Terminata la guerra, il ritorno a Parma in un appartamentino di borgo Cocconi, a due passi dalla scuola elementare che frequenta il piccolo Sergio: la «Cocconi» in piazzale Picelli. Un borgo che dire popolare è poco, quello dove risiedono i Capelli, un borgo dove si affacciano ben nove osterie.
La più frequentata è il «Nigorfumm», così chiamata per il colore delle pareti forse mai imbiancate e quello che bicchieri che venivano lavati (si fa per dire) in un «sój». Sergio non è portato per gli studi e le condizioni familiari lo inducono a cercarsi subito un lavoro che trova a 11 anni come garzone della pasticceria di Romeo Fava in strada D’Azeglio di fronte a bórogh ädj Äzon (borgo Gian Battista Fornovo).
Dopo qualche anno passa a tutt'altro lavoro ed è assunto come apprendista dal vetraio Ghirarduzzi sempre in «bórogh ädj Äzon». Riceve la famosa cartolina gialla per il servizio di leva e si presenta al Distretto Militare per la visita medica: scartato per disturbi di cuore. «A s'éra tant mägor e gràcil che al dotor la scambiè la fama p’r al mäl äd cór. Mo l’éra fama».
Il felicissimo matrimonio, nel 1956, con Maria Veneri, una simpatica «rezdóra» nata nei « capanón äd via Goléz» ed ora provetta cuoca del circolo dove prepara solo piatti dell’antica tradizione parmigiana: «riz e vérzi», «buzéca», cotiche con i fagioli «anolén», «tordè», lessi con gli immancabili « picàja » e «pjén».
Dopo qualche anno alle dipendenze di alcune vetrerie, Sergio si mette in proprio e diventa socio della «Vetreria Chiavarini». L’approdo al «Solari» risale agli anni settanta grazie allo zio Renzo Balestrieri, socio storico del sodalizio, del quale Sergio è eletto presidente nel 2004. Una «famiglia» un po' numerosa, il «Solari», con i suoi 150 iscritti fra i quali i decani novantenni Gino Magnani e Gino Bassi, ma anche tanti giovani che, apprezzando i piatti della Maria, hanno riscoperto i gusti dei loro nonni. Un aiutante della Maria è Luigi («Piedidolci»), «il nostro cameriere tuttofare dai gloriosi trascorsi nei più importanti bar e ristoranti parmigiani - dice Capelli - al quale noi tutti siamo affezionatissimi».
Al «Solari » alla mattina, nelle domeniche invernali, si può gustare come aperitivo un bollente brodino ristretto, magari impreziosito con una nuvoletta di lambrusco, e una pista da ballo all’aperto ricorda tanto i mitici anni sessanta.
Momenti belli e tristi in questi anni di presidenza? «Il momento più triste - ricorda Sergio - è coinciso con la morte del fraterno amico Luciano Mainardi, anima del nostro circolo, mentre momenti belli sono stati quando abbiamo ospitato i bambini bielorussi di Chernobyl e quando abbiamo consegnato la maglietta crociata di Nakata ad un giovane disabile. Se da noi uno entra per litigare gli indichiamo subito la porta, ma se una persona, anche senza una lira, ha fame, dal nostro circolo, esce sazia».
Quello che preoccupa Capelli è il rischio di chiusura per i circoli dopolavoristici più piccoli, centri sociali molto importanti per la città: «Sarebbe necessario creare un fondo di solidarietà nell’ambito dell’Arci, alla quale siamo affiliati».
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