
L'11 aprile di sette anni fa venne arrestato Bernardo Provenzano: un clamoroso colpo alla mafia che segnò una vittoria dello Stato contro il numero uno dei boss. Molta acqua è passata sotto i ponti da allora. Il «padrino» che è detenuto in via Burla - è ora sotto processo anche nella nostra città: il 17 aprile, infatti, dovrebbe prendere il via nei confronti di Provenzano un'udienza davanti al giudice dell'udienza preliminare. Il boss è accusato del reato previsto dall'articolo 338 del codice penale: «Violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario». Il reato afferma che «Chiunque usa violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario o ad una rappresentanza di esso, o ad una qualsiasi pubblica Autorità costituita in collegio, per impedirne in tutto o in parte, anche temporaneamente o per turbarne comunque l’attività, è punito con la reclusione da uno a sette anni». La vicenda, stando a quanto trapela, riguarderebbe una frase («Dio vede e provvede») con cui il boss si sarebbe rivolto a un dirigente della struttura carceraria dopo che gli era stato comunicato un provvedimento disciplinare. E' però molto probabile che il processo venga subito rinviato. Il boss - come hanno stabilito i periti incaricati dal gup palermitano Piergiorgio Morosini, che celebra l’udienza preliminare sulla trattativa Stato-mafia, di accertare le condizioni mentali del capomafia - non è infatti in grado di partecipare consapevolmente ai processi. Secondo i periti, che già a un primo esame avevano espresso pesanti dubbi sulle condizioni del boss, tanto da indurre il gup siciliano a stralciare la sua posizione da quella degli altri imputati dell’udienza preliminare, il quadro clinico del capomafia sarebbe precipitato. Il Parkinson da cui Provenzano è affetto si è aggravato. Gli esperti che l’avevano incontrato nel reparto detenuti dell’ospedale di Parma non erano riusciti neppure a sottoporlo al mental test. Il boss non risponde agli stimoli esterni e non esegue ordini elementari. «Sulla base dell’esito della perizia e dei referti ospedalieri chiederò la sospensione dell’esecuzione della pena o, in subordine, la detenzione domiciliare per Bernardo Provenzano», aveva annunciato l’avvocato Rosalba Di Gregorio, legale del capomafia, dopo avere appreso il responso dei periti, nominati dal gup di Palermo. La penalista, viste le condizioni mentali del suo assistito, aveva chiesto la revoca del 41 bis. «Presenterò l’istanza a meno che - aggiunge - il magistrato di sorveglianza di Parma o il tribunale di sorveglianza di Bologna non decidano d’ufficio che le condizioni di Provenzano sono incompatibili con il carcere». L'udienza in cui si deciderà sull'istanza della sospensione dell'esecuzione della pena è fissata per il 3 maggio a Bologna.
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