
Ospitalità, ma «a tempo»: c'è un tetto sulla testa, ma ogni tanto anche una notte all'addiaccio. Una storia surreale, in una Parma dove la disoccupazione sfiora il 4% e la casa è un'emergenza. A farne le spese è chi già prima della recessione viveva situazioni precarie, e con la crisi è precipitato nella miseria. Come Habib Saidmabrouk, trasferitosi a Parma dalla natìa Sousse, in Tunisia, nel 1998. Muratore «con partita Iva, iscritto all'albo degli artigiani di Parma», come ci tiene a far notare, Habib è riuscito a mantenersi, e a mantenere la famiglia in Tunisia, fino a un anno fa, quando la stretta edilizia ha colpito per primi gli ultimi anelli della catena, come lui. Da 12 mesi, solo lavoretti saltuari. Da quattro mesi la famiglia (moglie e due figli: una bambina di sei anni che ha un handicap a un braccio, e che è in cura all'Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, e un bambino di quattro) lo ha raggiunto a Parma. E da allora la ricerca di un alloggio e di un pasto è diventata un'odissea. «Siamo stati in un edificio di borgo Poi, assieme ad altre famiglie tunisine, e dopo lo sfratto siamo stati per un mese ospiti di un amico in via Marx». Una vita di disagi e sofferenze, che - sostiene Habib - avrebbe causato l'aborto della moglie, incinta del terzo figlio. Dal 27 febbraio la famiglia di Habib mangia i pasti che ritira, già cucinati, dalla Caritas diocesana, ed è stata sistemata dai servizi sociali del Comune nell'Ostello della gioventù di via San Leonardo, grazie a una convenzione che la struttura, gestita dalla Cooperativa Aurora Domus, ha stipulato a dicembre 2012 con l'amministrazione comunale. Una convenzione che prevede però che l'ostello, quando ha tutte le camere prenotate da tempo, chieda agli «inquilini» a carico del Comune di lasciare libere le loro stanze. E' così che, in 38 giorni, la famiglia di Habib ha dovuto pernottare fuori per due notti, a distanza di una decina di giorni, ospite di un amico tunisino in una casa di Vicofertile: 60 metri quadrati dove già vivono quattro persone. E stamani alle 10 dovrà di nuovo sloggiare dalla sua stanza (un letto matrimoniale e due letti a castello: c'è il bagno in camera, ma non è possibile cucinare) per fare rientro domani alle 15. Solo che stavolta Habib non sa dove andare. «L'amico di Vicofertile dice che non può più ospitarmi. Come faccio?».
Il problema, spiegano all'Ostello, si pone soprattutto nei fine settimana, quando l'albergo ospita diverse famiglie o comitive di giovani che arrivano a Parma per manifestazioni sportive o per turismo, e che magari hanno prenotato da mesi. «Ci dispiace per questa famiglia, che si comporta in modo corretto e non ha mai creato problemi. Noi diamo la nostra disponibilità per le emergenze abitative e applichiamo al Comune una tariffa agevolata. Ma siamo una struttura che deve stare sul mercato», spiegano all'ostello.
Nel 2012, aggiunge l'assessore comunale alle Politiche sociali Laura Rossi, sono stati ospitati all'Ostello di via San Leonardo e in altri residence della città 13 nuclei familiari, e dall'inizio dell'anno sono 10 le famiglie sistemate in queste strutture. A volte restano pochi giorni, a volte oltre sei mesi. «Vanno ad aggiungersi alle 450 persone che, nel 2012, hanno trovato sistemazione nei nostri dormitori. Di queste, una novantina erano donne e, in otto casi, avevano uno o più figli al seguito», dice ancora l'assessore. Che ci tiene a sottolineare che «già da un mese la famiglia tunisina sapeva che questo sabato non avrebbe avuto la disponibilità della stanza».
Intanto Habib prepara le valigie, sperando che qualche amico si faccia avanti. La casa, per ora, resta un miraggio.
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