Arriverà tra ventun giorni la pronuncia della Cassazione sulla richiesta di sequestro dell'inceneritore. L'udienza, davanti alla sesta sezione penale, è stata fissata per il 5 giugno. Ma non è detto che quello sia l'ultimo atto: se i giudici della Suprema corte dovessero accogliere il ricorso della procura, potrebbero infatti annullare con rinvio l'ordinanza del tribunale del Riesame di Parma, disponendo una nuova udienza davanti a un altro collegio parmigiano.
Lo scorso dicembre, infatti, i giudici avevano respinto la richiesta di sequestro della procura, dopo che già il gip nei mesi precedenti aveva detto no all'istanza presentata dal pm Roberta Licci, poi passata alla procura di Lecce. Ma il procuratore Gerardo Laguardia ha deciso di impugnato la decisione del Riesame. «Appare del tutto evidente la contraddittorietà e manifesta illogicità della motivazione del tribunale laddove sostiene che il permesso di costruire - si legge nel ricorso in Cassazione - è stato rilasciato dalla Conferenza dei servizi nell'ambito della quale fu adottata la Via (Valutazione di impatto ambientale, ndr) e nella quale il Comune di Parma era rappresentato dal Moruzzi (allora dirigente del settore Mobilità e Ambiente del Comune, ndr) e poi afferma che il Moruzzi è colpevole di corruzione propria... Per cui erroneamente il tribunale ha ritenuto che il permesso di costruire (tra le altre cose mai richiesto da Iren) esista e abbia efficacia, anche se frutto di un accordo corruttivo. La corruzione propria del pubblico ufficiale che ha emanato o contribuito ad emanare un atto amministrativo - precisa il procuratore nel ricorso - si riverbera sulla validità dell'atto stesso».
Di tutt'altro avviso le difese. Che finora sono riusciti a non far bloccare l'impianto di Ugozzolo.
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