Stretti tra il dovere sociale (il Wajid, appunto) e il controllo ebraico. Tra l’idealizzazione della loro patria e la consapevolezza che non esiste più. Sono i palestinesi, invisibili, che non abitano nella striscia di Gaza ma che sono rimasti in quello che è diventato stato di Israele.
La minoranza “integrata” ma discriminata che vive a Nazareth ad esempio. Sono insegnanti, medici, avvocati. Alcuni sono cristiani e festeggiano il Natale, altri musulmani. Ma prima di tutto sono palestinesi. Legati da un vincolo di tradizioni, come l’obbligo per il padre e il fratello di una sposa di consegnare a mano tutti gli inviti al matrimonio.
Abu Shadi è un insegnante, la moglie è fuggita in America con un altro uomo e lui ha cresciuto i due figli da solo. Per aiutarlo ad organizzare il matrimonio della sorella Amal torna in Palestina Shadi, architetto, emigrato in Italia. Il loro «viaggio» di casa in casa sulla vecchia Volvo della loro famiglia sfasciata sarà un confronto tra vecchio e nuovo, tra ribellione e accettazione, tra colpa e perdono.
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