Rieccoli, quelli di «Kingsman», per un secondo capitolo «all star» (c’è anche Elton John!) che tiene ancora 007 come faro: da sovvertire, ironizzare, passare al frullatore. Stavolta i nostri super agenti segreti british sono davvero nei guai, perché hanno a che fare con una iper-cattiva che ha la faccia di Julianne Moore: capelli rossi e caratterino irascibile, una certa tendenza a mettere chi non le piace nel tritacarne (letteralmente) e a farne succosi hamburger, un buen ritiro piazzato in mezzo al nulla e agghindato come le scene di «Grease», Poppy è il nemico da sconfiggere per i Kingsman, che stavolta devono chiedere aiuto ai loro corrispettivi americani, gli Statesman: insieme – per 140 minuti! – ci fanno salire su una sorta di ottovolante fatto di ralenti, musiche a palla, effetti speciali, inseguimenti, combattimenti vari e chi più ne ha più ne metta. Senz’altro troppo lungo, il film di Matthew Vaughn ripropone la formula di successo del numero uno ma allunga senza misura un brodo che inevitabilmente s’intiepidisce e costringe a guardare l’orologio. Resta una rivisitazione intelligente e dissacrante, che strizza l’occhio a Tarantino, ma bisognava fermarsi prima curando meglio una sceneggiatura troppo sfilacciata, qua e là sotterrata dalle sue stesse capriole.
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