
Un incidente aveva portato alla luce il «segreto». Quei medicinali che erano ormai parte della sua vita da tempo. Ma che - al bisogno - sarebbero potuti servire a parenti e amici senza la necessaria prescrizione medica. Cinquantacinque anni, parmigiana, quando poco più di due anni fa era arrivata al Pronto soccorso di Reggio Emilia era spuntato quel pacchetto di farmaci: 10 confezioni di ansiolitico, ma anche 30 ricette mediche con varie date di rilascio. Prescrizioni che già a prima vista erano sembrate false, tanto da far scattare subito la denuncia. E, ieri, la donna ha patteggiato 2 mesi e 10 giorni per ricettazione. Il giudice le ha concesso la sospensione della pena, oltre alla non menzione sul certificato del casellario giudiziario. In aula, a sostenere l'accusa, il pm Rino Massari.
Tutto era cominciato nel pomeriggio del 1° dicembre 2017, quando i medici del Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, dopo aver soccorso la donna, avevano chiamato gli agenti della polizia municipale: la serie di flaconcini e poi tutte quelle ricette avevano subito fatto sorgere dei sospetti. Ciò che era balzato subito agli occhi erano le firme del medico curante in calce alle prescrizioni. Prescrizioni anche con la stessa data e siglate dallo stesso professionista, eppure le firme non sembravano fatte dalla stessa mano. Non solo. Le ricette erano intestate a una donna diversa dalla 55enne parmigiana e inesistente. Tutti elementi, senza dimenticare il fatto che si trattava di medicinali acquistabili solo con ricetta, che hanno fatto scattare subito il sequestro da parte della polizia municipale.
Il professionista firmatario delle ricette? Un (vero) medico di famiglia parmigiano. Che - si è poi scoperto - nulla sapeva di quella serie di prescrizioni a suo nome, con cui anche anche nel giorno stesso dell'incidente la donna aveva acquistato alcune confezioni di farmaci. r.c.
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