
GEORGIA AZZALI
Chi è alla ricerca di nuovi amici. O di incontri che poi potrebbero far sbocciare storie d'amore. E chi dell'avventura sessuale che vorrebbe avere non fa mistero fin da subito. È il mondo dei social: mille opportunità e mille zone d'ombra. Per Andrea (lo chiameremo così), parmigiano, oggi 28enne, tutto era cominciato con un semplice messaggio di saluto dalla sua pagina di Badoo a un coetaneo. Poi la conversazione si era fatta via via un po' più piccante, ma mai avrebbe immaginato di sentirsi minacciato solo qualche ora dopo: «Fai sesso con me, oppure invio tutta la nostra conversazione ai tuoi amici e alla tua fidanzata». Un'intimidazione in piena regola, che in un'aula di tribunale si è trasformata in tentata violenza sessuale. E ieri il ragazzo, residente a Reggio Emilia, è stato condannato a 1 anno e 3 mesi. Il pm Silvia Zannini aveva chiesto un anno in più.
Nessuna macchia sul certificato penale, nemmeno una segnalazione negli archivi di polizia, eppure in quel giorno d'estate del 2016 dai toni allusivi passa al ricatto. È Andrea che gli invia il primo messaggio. Qualche domanda banale del tipo «cosa fai nella vita?», poi si parla di gusti e passioni. Parole sul filo dell'ordinario, per una conversazione che sembra scivolare via, in attesa di un nuovo appuntamento sempre virtuale. Ma a poco a poco i toni cambiano, e le allusioni erotiche diventano sempre più chiare. Il ragazzo chiede ad Andrea un incontro, e immediatamente si scambiano i numeri di telefono.
Una lunga conversazione dal divano di casa, ma nessuno dei due conosce il volto dell'altro. È il reggiano che si fa avanti: poche ore dopo invia un messaggio WhatsApp ad Andrea chiedendogli di inserire la sua foto nel profilo. Ma lui si schermisce: non vuole mettere alcuna immagine e soprattutto dice no all'invio di sue foto erotiche. Ha capito che dalle parole ammiccanti, con cui anche lui aveva giocato, si sta arrivando ad altro. È uno scenario che non gli piace, che forse già lo spaventa. Ma a quel punto il giovane reggiano si trasforma nel peggiore leone da tastiera. Sa chi è Andrea, perché ha trovato il suo profilo su Facebook, e così parte il ricatto: «Se non farai tutto quanto, i tuoi conoscenti, amici e la tua ragazza sapranno di te. L'ho già fatto altre volte». E poi l'aut aut: «Ti lascio un'ora. Dopo di che avrai quanto promesso».
Una durezza impressionante. E allo stesso tempo una straordinaria ingenuità. Andrea, infatti, blocca il suo contatto WhatsApp, ma lui contrattacca attraverso un messaggio su Facebook, che però rivela la sua identità. Eppure rincara ancora la dose di minacce: «Pessima scelta quella di bloccarmi. Ti consiglio di sbloccarmi immediatamente, se non vuoi peggiorare la già altamente deteriorata condizione in cui ti trovi».
Ma Andrea blocca anche quel contatto e per alcune settimane quel 2 luglio viene archiviato tra i giorni da dimenticare. Fino a quando non scopre che l'altro aveva portato a termine il suo piano: alcuni amici e soprattutto la sua fidanzata conoscevano parola per parola della sua conversazione erotica.
Vendetta servita in rete, eppure così terribilmente reale. Come la denuncia, però, che Andrea deposita poco dopo.
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