
MATTEO SCIPIONI
Un oro olimpico, sei medaglie tra argento e bronzo mondiali e a cinque cerchi, otto gare vinte in Coppa del mondo: verrebbe da chiedersi quale fuoriclasse delle nevi abbia vinto così tanto. Invece questo è il palmares (sintetico) delle mani, del lavoro e delle preziose competenze di Luca Caselli. Lui è il fisioterapista e l'osteopata della nazionale azzurra di sci. Luca è fresco della (ennesima) soddisfazione dell'argento di De Aliprandini in gigante ai mondiali di Cortina. Più i piazzamenti.
Caselli, nato a San Secondo e vissuto a Fontanellato (paesi dove ha i suoi due centri di riabilitazione) ora vive a Parma da quando ha messo su famiglia con Silvia e da quando è diventato padre. Luca è dodici anni che segue la carovana azzurra in giro per le nevi di tutto il mondo. «Un argento fantastico – ci racconta con la voce squillante di chi ha faticato tanto e dà sfogo alla gioia -: ancora non ci credo». Ci svela anche un piccolo segreto, che fa da cornice alla festa, ma soprattutto a renderla incredibile: «Appena finita la gara mi è arrivato un messaggio di congratulazioni da Marcel Hirscher, pazzesco: uno dei più grandi sciatori di tutti i tempi che scrive a me e mi fa i complimenti... come se Maradona avesse scritto ad uno che gioca in serie C per un gol».
Gli ricordiamo che i mondiali di sci (da protagonista) non sono proprio la serie C, ma Luca è estremamente modesto, dobbiamo "scavare" un po' nei ricordi e salta fuori che dal palmares (strepitoso) di sopra manca qualche successo dello stesso fuoriclasse austriaco. Sì, le mani di Caselli qualche volta hanno "rimesso sugli sci" anche Hirscher.
«Luca è un grande professionista – sottolinea De Aliprandini con la medaglia d'argento al collo - sulla sua affidabilità ci puoi sempre contare». Sulla gara, poi, spiega: «Non ero certo tra i favoriti, ma è stata una bella sorpresa: ce l'ho messa tutta ed è andata molto bene» e anche «una medaglia così, vinta in casa, poi, è fantastica».
Una festa che ci permette di ripercorrere i 12 anni di carriera di Caselli, quanti amarcord e aneddoti: «Quando ho iniziato seguivo e curavo dei coetanei, ora ho a che fare con dei ventenni – sorride -: se prima avevo attorno una sorta di clima da "gita scolastica", ora ti trovi davanti un'altra generazione, capisci che tanto tempo è passato. In più la nascita di una figlia ti cambia tante cose, dentro e fuori».
Con l'arrivo di nuove responsabilità ha pensato anche di smettere «ma grazie al supporto della mia compagna ho ritrovato la giusta quadratura».
E Cortina? «Deserta, le gare sembrano allenamenti: anche se ci sono atleti che con il tifo attorno danno di più e altri che patiscono la pressione della folla. Certo che il tifo di casa, il tifo italiano, un po' ci ha penalizzato».
Uno sguardo al covid, purtroppo: «Facciamo un sacco di tamponi e il protocollo è rigidissimo: i contatti con gli atleti avvengono nella massima sicurezza. Per fortuna».
E Vinatzer? «Peccato... davvero peccato, si poteva fare medaglia».
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