Condannato
Via Burla gli stava stretta: più di altre carceri, evidentemente. Voleva andarsene, il detenuto allora 35enne, e c'è riuscito. Ma con una condanna da aggiungere al curriculum di pluriomicida, alla fine del processo che lo vedeva imputato per minacce, offese e violenze contro ufficiali e agenti della Polizia penitenziaria. Pare ce l'avesse con un bel po' di gente. E lo disse a chiare lettere, il mattino del 20 febbraio del 2019, nell'ufficio del preposto di turno: «Faccio del male a qualcuno, se non mi trasferite». Gli fu imposto di rientrare in cella e lui rispose: «Ci torno per distruggerla».
Così, si decise di portarlo di in una cella di alta sicurezza. Lungo il percorso, minacciò di tagliare la testa a qualcuno, se non lo avessero fatto parlare con un ufficiale coordinatore. Poi, verso l'ora di pranzo, scagliò una bottiglia contro un poliziotto. Intervennero altri agenti, e uno gli chiese che cosa si fosse fatto al viso, sotto quel vistoso cerotto. Dalla medicazione il detenuto fece uscire una lametta da barba. «Dovevo scendere a tagliare la faccia a un caporeparto, ma se avessi incontrato un ispettore questa sarebbe stata prima per lui». Minacce e ingiurie proseguirono, mentre gli agenti cercavano di togliergli la lametta di mano. «Sono io a comandare - gridò ancora lui -. Uno in più, uno in meno che differenza fa?». Trasferito in un altro carcere, l'uomo è stato condannato a 10 mesi dal giudice Giuseppe Monaco che ha accolto le richieste del pm Rino Massari. Dieci mesi da sommare a chissà quanti anni.
rob.lon.
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