
E’ di questi giorni l’inaugurazione, in un centro per anziani di Castelfranco Veneto, di postazioni chiamate «Emozioni dell’abbraccio». Una tecnica che, tramite l’utilizzo di materiale plastico trasparente morbido, consentirà a ospiti della struttura e famigliari di abbracciarsi, pur restando separati e protetti da possibili contagi. Qualcosa di simile è stato adottato anche dalle nostre parti. Lo abbiamo purtroppo imparato: se c’è una cosa terribile che il Covid porta con sé, rispetto a tutte le peggiori malattie insieme alla sofferenza fisica è la costrizione alla solitudine e alla mancanza di contatto, di mani che si toccano, di abbracci tra chi è ricoverato e le persone care. Un vuoto che si amplifica dentro le strutture per anziani: gli operatori lo sanno bene e in molti casi vanno oltre il loro lavoro e non fanno mancare carezze o strette di mano, che sono già una cura. Tengono i contatti attraverso videochiamate o in alcuni casi lasciano che gli ospiti vedano i loro famigliari attraverso i vetri esterni. A testimoniare questa situazione, attraverso una lettera alla Gazzetta e una foto, è un figlio, Gabriele Ravera, di Fornovo: «Mia madre è stata ricoverata in una Rsa del territorio il 2 marzo scorso. Dopo pochissimi giorni è scattato il divieto di visita e mia madre, che già aveva perduto mio padre poco più di un anno fa, si è ritrovata sola e isolata. Si, perché un mese dopo circa è stata rilevata la sua positività al virus covid-19. Più della metà dei cinquanta e oltre ospiti della struttura, privata, sono deceduti a causa del virus. Mia madre presentava un quadro cardiologico disastrato, impossibilità alla deambulazione autonoma, gravi deficienze circolatorie ed evidenti segni di demenza senile. In questo quadro non certo rassicurante si è incistato il virus covid-19 con conclamata sintomatologia. Sinceramente pensavamo di perderla. Invece, con un colpo di reni tipico delle sue generazioni, ovviamente grazie anche alle cure prestate, si è rialzata ed ora, pur isolata, vive la serenità che può offrirle una Rsa in termini di assistenza e soprattutto di socialità». La foto che allega ritrae un bacio attraverso il plexiglas tra la mamma e la sorella Mara: «E’ stata scattata per puro caso da una operatrice che ai suoi vecchi ci tiene». Do.C.
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