«L'ho ribadito oggi al Presidente Conte: andiamo subito in Parlamento per prendere atto che non c'è più una maggioranza, come evidente dal voto sulla Tav, e restituiamo velocemente la parola agli elettori». Lo dichiara Matteo Salvini in una nota che apre quindi di fatto la crisi di governo. «Inutile andare avanti a colpi di NO e di litigi, come nelle ultime settimane, gli Italiani hanno bisogno di certezze e di un governo che faccia, non di «Signor No. Non vogliamo poltrone o ministri in più, non vogliamo rimpasti o governi tecnici: dopo questo governo (che ha fatto tante cose buone) ci sono solo le elezioni».
Per conto suo Luigi Di Maio ha replicato: "Noi siamo pronti a voto, la Lega ha preso in giro Paese. Della poltrona non ci interessa nulla e mai ci è interessato". «C'è una riforma a settembre, fondamentale, che riguarda il taglio definitivo di 345 parlamentari. E’ una riforma epocale, tagliamo 345 poltrone e mandiamo a casa 345 vecchi politicanti. Se riapriamo le Camere per la parlamentarizzazione, a questo punto cogliamo l'opportunità di anticipare anche il voto di questa riforma, votiamola subito e poi ridiamo la parola agli italiani. Il mio è un appello a tutte le forze politiche in Parlamento: votiamo il taglio di 345 poltrone e poi voto».
Anche Conte, in tarda serata, si è detto pronto ad andare in Parlamento dopo aver accusato Salvini di voler capitalizzare il consenso di cui gode. «Questo passaggio istituzionale - ha detto il premier - dovrà svolgersi davanti ai parlamentari, che sono i rappresentanti della nazione e quindi di tutti i cittadini. Avevo promesso che la trasparenza e il cambiamento sarebbero stati i tratti distintivi di questo governo e vigilerò perché siano rispettati fino all’ultimo giorno».
«Come ho già chiarito nel corso della mia informativa resa al Senato - ha detto ancora Conte - sulle inchieste russe personalmente non considero il confronto tra governo e Parlamento un molesto orpello del nostro sistema democratico ma la vera essenza della nostra forma di governo e in particolare di una democrazia parlamentare».
«Ho letto -ha concluso Conte - che il ministro dell’Interno vuole che i parlamentari tornino subito al lavoro. Non spetta a Salvini convocare le Camere, non spetta al ministro dell’Interno decidere i tempi di una crisi politica nella quale intervengono ben latri attori istituzionali».
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