Damiano Ferretti
Hanno dovuto rivivere una tragica esperienza, così difficile da raccontare: le macerie, il silenzio irreale - e assordante - dei centri storici e il terrore di tante persone che, in pochi secondi, hanno visto crollare le loro certezze al pari delle tante case sgretolate.
L'emergenza
Dal terremoto del Molise a quello dell’Aquila fino all’ultimo, in ordine di tempo, che ha devastato l’Emilia.
Quando c’è un’emergenza - e soprattutto la necessità di prendersi cura in particolare di malati e anziani - i volontari della Pubblica assistenza di Parma sono sempre in prima linea.
I volontari
I numeri dimostrano l’impegno messo in campo dallo storica associazione parmense, nata nel 1902, nei confronti di tutte le popolazioni terremotate.
Nell’ultimo mese sono partiti, infatti, da tutte le 19 sedi presenti nella nostra provincia, oltre 200 volontari (di cui 80 provenienti soltanto dalla sede cittadina di via Gorizia) e quasi 40 mezzi operativi tra i quali troviamo ambulanze, autovetture, camper allestiti, fuoristrada, furgoni e pulmini per trasporto disabili.
A tavola in 450
E ancora: il prezioso contributo di questi «angeli» parmigiani consente, ogni giorno, di «mettere a tavola» circa quattrocentocinquanta persone nel campo sfollati di Mirandola che, nei primi quindici giorni di emergenza, ha toccato anche punte di ben ottocento pasti serviti.
Il presidente Mordacci
Oltre al campo di Mirandola, gli oltre 200 militi parmensi sono stati impegnati anche a Crevalcore, Finale Emilia e Rolo 1.
«Il nostro intervento - spiega Filippo Mordacci, presidente della Pubblica assistenza di Parma - si è concretizzato sin dalle ore seguenti la prima forte scossa del 29 maggio: il primo luogo di intervento che ci è stato indicato è stato l’ospedale da campo di Mirandola perché la necessità più impellente era quella di dare la possibilità ai reparti più importanti (come il Pronto soccorso) di tornare operativi. Nella sola serata di martedì 29 maggio abbiamo, inoltre, dovuto gestire il trasporto di circa 80 sfollati dalle case protette alle strutture mediche della nostra provincia».
I ringraziamenti
«E’ doveroso - sottolinea Mordacci - ringraziare, in egual misura, sia volontari che hanno deciso di partire senza indugi per le zone terremotate sia tutti coloro che sono rimasti in città aumentando i propri turni di servizio per sopperire alle assenze dei loro compagni impegnati nel Modenese».
La Protezione civile
«I terremotati - fa notare Alberto Panizzi, coordinatore Protezione civile della Pubblica assistenza di Parma - hanno imparato a convivere con un disagio che comporta un forte stress: si rendono conto che in un attimo la loro vita è cambiata radicalmente».
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