Libri
Narrativa italiana ricchezza infinita
In «Racconta il Novecento» un'approfondita analisi degli autori e delle correnti letterarie

Guttuso - Ritratto di Moravia
di Giuseppe Marchetti
10 Gennaio 2014 - 17:28
E'stato pubblicato un ponderoso volume de «l'illuminista» (n.ro 34, 35, 36 anno XII) dedicato a «Italo Calvino negli anni Sessanta» Ponte Sisto editore in Roma, proprio nei giorni in cui arrivava in libreria anche «Racconta il Novecento» (Rizzoli editore) di Walter Pedullà che dirige la rivista romana. Doppio appuntamento dunque dello studioso calabrese, allievo e poi successore all'Università di Roma, del suo maestro Giacomo Debenedetti: doppio e quanto mai importante appuntamento, inoltre, sul tavolo di quel Novecento che Walter Pedullà ha arato tante volte con lodevole e acuta acribia critica e che, in particolar modo per merito suo, torna e ritorna in un originale e sempre affascinante itinerario a sollecitare i nostri interessi. «Racconta il Novecento» raccoglie in parte scritti già in altri volumi di Pedullà ospitati, ma propone anche gli appuntamenti che son da sempre a lui cari, i suoi «nomi» potremmo dire, da Svevo a Palazzeschi, Bontempelli, Savinio, Gadda, D'Arrigo, da Debenedetti, sempre presente, a Saba, Flaiano, Campanile, Fenoglio, Manganelli, Malerba; insomma, questo «suo» Novecento che parla, che irride, che ironizza, che dice e disdice. Un Novecento di mezzo, potremmo aggiungere, cui ora si somma il «Calvino negli anni Sessanta» con saggi editi, inediti e di critica militante molto ben organizzati. Così come nelle tante pagine di «Racconta il Novecento» s'incanalano contributi, rilevazioni, riscritture e nuove proposte che in Pedullà son sempre legate a quel suo intendere il secolo: «Il Novecento, per via dei vari sperimentalismi, abbonda di testi complessi che sono leggibili solo per lettori complessi. Tale processo di occultamento dei significati culmina con l'ermetismo, linguaggio che registra l'impossibilità di sapere la verità e perciò tende a suggerirla lungo un processo che in età moderna ha inizio nel barocco e che in area del romanticismo tedesco ha perseguito la condizione della musica». Ma poi si va oltre, nel gran mare del Novecento dentro il quale il metodo di navigazione di Pedullà non teme confronti, né di autori, né di risultati. Il rileggere di Pedullà è ad ogni pagina una rivelazione; per esempio il quarto capitolo della seconda parte «Nella post-avanguardia il fantastico è surreale, il comico è assurdo, il realismo è magico». Prende corpo qui l'avventura della «Ronda» e dei rondisti, tra prosa d'arte e romanzo; tra «bella pagina» e pagina di racconto: insomma, un poco l'avventura di «Solaria» anche, e quella dei reduci dagli anni della prima Grande Guerra. «E allora - scrive Pedullà - sarà la vita quotidiana la madre della narrativa del surrealismo, del realismo magico e di ogni epifania. Il monolinguismo può scendere dal declamato alto dannunziano a un italiano che non si dà arie di grandezza? Bontempelli, Alvaro, Moravia, Malaparte, Ortese, Morante usano una lingua su cui non ti arrampichi. Toccherà piantare chiodi e aggrapparsi per salire». Restiamo, seguendo la metafora, in quota. Pedullà ci convince: da una parte, gli scrittori appena più sopra citati, ma sull'altro versante s'affacciano Borgese, Tozzi, il primo Gadda, Baldini, Savinio di «Casa La Vita» e da questo «insieme» affascinante nasce il romanzo moderno che più moderno non si può. L'analisi di Pedullà ricompone, dunque, quella frattura che indebitamente e scioccamente fu operata dopo il '45, quando ci si disse che prima c'era stato ben poco e quel poco tutto «fascista», tanto per non voler e saper spiegare niente. «De malo bonum», quindi, per noi, per una giusta ed equilibrata storia letteraria del Novecento italiano, che Pedullà ricompagina di capitolo in capitolo non per sintesi - perché nessuna pagina sua è da manuale! - ma per convinta necessità di chiarezza con l'invito al confronto e, soprattutto, alla rilettura che ci porta direttamente dentro i nostri anni, a ieri, a oggi e alla necessità di capire e di capirci poiché «Racconta il Novecento» come, del resto, gli altri, e tanti ormai, libri di Pedullà, da «Lo schiaffo di Svevo» ('90) a «Il Novecento segreto di Debenedetti» ('04), da «Le armi del comico» ('01) a «Per esempio il Novecento» ('08) riassumono e dilatano allo stesso tempo la opportuna occasione d'analisi e di rivelazione di un secolo letterariamente importantissimo e dei suoi autori, non riducendosi mai ad una sia pur intelligente sistemazione della materia, ma invece districandola ancora, ridiscutendola e dandole nuove voci, immettendovi nuovi testi, riprendendo motivi di discussioni passate per farne riaffiorare le potenzialità di discussione e di verifica lungo il passare degli anni: che è il vero compito della critica letteraria.
Racconta il Novecento
Rizzoli, pag. 533, 16,00
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