Con nostra particolare soddisfazione, l'editore Aragno ha pubblicato recentemente due opere singolari: la biografia di Ippolito Pindemonte di Enrico Emanuelli, a cura di Beppe Benvenuto, e «Circolazione a più cuori» di Giorgio Manganelli. Sono due libri molto interessanti, di quelli cioè che non t'aspetti di incontrare nel sempre più caotico e mediocre mondo della nostra letteratura. Enrico Emanuelli (1909-1967) compose questo profilo di «Uomo del Settecento» attorno al 1930, non vi spese che cento pagine, ma creò un racconto mirabile per intensità e penetrazione psicologica. Imperava allora la prosa d'arte, ed Emanuelli non si sottrasse al fascino della descrizione e dello stile pulito ed elegante. Emerge così la figura del Pindemonte dentro l'epoca sua, il poeta e il mirabile traduttore dell'Odissea è del tutto ignorato, ma è l'uomo che qui Emanuelli ritrae con la sua malinconica e pensosa gioventù, la sua tranquilla solitudine, i suoi trepidi amori e la sua cultura di aristocratico bon vivant fino alla morte serena, quasi un addio a un Settecento già di per sé tramontato e sconfitto. Scivolando frettolosamente sino a oggi, incontriamo le lettere di Giorgio Manganelli, queste «lettere familiari» offerteci dalla figlia Lietta, che una volta di più ci mostrano la complessità d'animo e il groviglio sentimentale dentro i quali s'arrovellava lo scrittore nato a Milano nel '22 e morto a Roma nel '90, ma molto vicino a Parma e al suo territorio tanto che proprio Lietta è nata a San Secondo dal matrimonio di Giorgio con Fausta Chiaruttini, relazione contrastatissima anche questa e destinata a sfilacciarsi e a perire con il passar del tempo. Ma il carteggio raccoglie anche lettere al fratello Renzo, alla fidanzata, alla madre e alla cognata Angiola. Sono questi «i cuori» dell'epistolario che per gran parte è dedicato a Lietta con uno straordinario rapporto di improvvise vicinanze e altrettanto improvvise lontananze. Ancora una volta, dunque, il carattere difficile dello scrittore a contatto con i sentimenti più familiari il lavoro, lo scrivere, il denaro, le relazioni sociali: tutto quanto poi penetrò nella sua opera visionaria e sarcastica, votata da una tensione morale fortissima al nulla e al più totale scetticismo. Un epistolario d'eccezionale rilievo compreso fra il '44 e il '73 con ampie zone di silenzio.
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