Una mostra insolita che unisce aspetti diversi, non solo artistici ma anche sociali e umani, passando attraverso le trame dell’arte. La Galleria Bianca Maria Rizzi di Milano mantiene la tradizione estiva di allestire una collettiva a Bedonia e presenta, fino al 29 agosto, nello spazio di via Garibaldi, la rassegna «Al di là del bene e del cane», a cura di Viviana Siviero, in collaborazione con l'Enpa - Progetto Pet Therapy con disabili. Al di là di una possibile adesione specifica al tema la mostra, attraverso rivisitazioni legate agli aspetti umani, culturali e di natura, raccoglie nomi già noti o di nuova generazione con opere di indubbio interesse. «Preludio a una filosofia della speranza» è il sottotitolo seguendo il filo del pensiero della curatrice e insieme un pensiero universale che attribuisce all’arte il significato di far riflettere sui grandi temi della vita. Eterogeneo è il gruppo degli artisti che si è messo a disposizione dell'idea. I nomi sono quelli di Zelimir Baric, Giorgia Beltrami, Felipe Cardena, Massimo Corona, Gianni Cuomo, Leo Ferdinando Demetz, Jernej Forbici, Luca Gastaldo, Nicola Genovese, Daniele Giunta, Rivkha Hetherington, Mihailo Beli Karanovic, Kinki Texas, Paolo Lombardi, Jens Lorenzen, Mikos Meininger,Valentino Menghi, Mario Garcia Sasia, Francesco Orrù, Giacomo Sampietri.
Il pubblico parmigiano non può in questo ampio contesto non ricordare l’opera di Mihailo Beli Karanovic, con i suoi paesaggi industriali dove un solido, intenso colore, d’effetto monocromo, delinea fabbriche in disuso, percorsi di un mondo uscito da una guerra, di uomini o di umori non importa, ma dove l’essere non trova più spazio vitale. Ecco allora farsi strada, di fronte ad un primo esempio di opere, il problema della convivenza e della preservazione della biodiversità, attuabile solo attraverso il rispetto dell’altro, anche il più repellente, è annoso e necessariamente da risolvere, per prevenire l’autodistruzione della specie umana. Accanto un inchiostro e matita su seta di Daniele Giunta riporta ad «invenzioni» espressive dove materia e segno convivono mentre Massimo Corona con un acquerello su carta intelata guarda l’uomo attraverso il quale passa idealmente la vitalità dell’essere animale o la campagna sarda di Francesco Orrù che riporta a cromie intense «graffiate» da un segno leggero espressione di un mondo di cui l’uomo sente estrema necessità pur essendo artefice della sua scomparsa. E che dire di Giacomo Sampietri con Backstage olio su tela di essenziale e contemporaneo segno narrante o di Jens Lorenzen che rievoca «altre» storie ideali e compositive o ancora di Leo Ferdinando Demetz con il suo grido?«L'arte ha un potere immaginifico enorme ed è forse una delle poche reali arti magiche....».
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