Stefania Provinciali
La sala mostre del Centro Studi «Muratori» di Modena ospita, fino al 24 dicembre, un’esposizione di Amerigo Gabba con opere recenti, datate tra il 2005 e il 2009. Una proposta che, oltre a delineare il percorso creativo di questi anni, mette in luce anche quel legame affettivo che lega l’artista alla città emiliana, luogo d’incontri, amicizie e passioni pittoriche. Riprese le tematiche consuete, del paesaggio e delle nature morte, Gabba offre ancora una volta le amate suggestioni visive fra giardini, alberi, case, prati verdeggianti, scorci prospettici, vasi di fiori e cesti di frutta e foglie. Suggestioni narrate con le valenze della personale seppur rigorosa interpretazione del vero in un racconto figurativo attraversato dal piacere del racconto interiore.
Da un lato c'è la scelta di una pittura di tradizione mai sopita e che fa parte della formazione del pittore, espressione di una vitalità legata ai tempi della terra e dell’uomo, alle sensazioni personali ed al comporsi delle luci e delle ombre emergenti dai toni cromatici, da un verde che pare appartenergli forse più di qualsiasi altro colore. C'è il rigore della rappresentazione che però trasuda impressioni di piacevole visione.
C'è il «mestiere», se mestiere si può chiamare la lunga adesione ad una pittura che è andata negli anni rinvigorendosi, sperimentando i materiali, pur senza discostarsi dalle proprie basi. C'è il tempo del racconto che pare quasi sospeso pur delineando la realtà del paesaggio e delle cose con occhio attento agli aspetti formali e non solo cromatici. Una storia di pittura lunga una vita e che si può percorrere nella piacevole introduzione al catalogo dove la memoria va agli anni giovanili della scuola d’arte, agli amici incontranti sul treno per Bologna quando frequentava l’Accademia, alle vie del centro, ai caffè ed ai circoli culturali sotto la Ghirlandina ed alla lunga e duratura amicizia con un modenese di nascita, Claudio Spattini. Ma tornando alla pittura ed ai quadri in mostra ciò che più attira rimane l’attenzione alle coordinate della composizione ed a un colore steso nella assoluta adesione al vero ma frutto di un ripensamento interiore; aspetti tutti rappresentativi di quel percorso umano e pittorico, ripreso dopo un abbandono forzato per condurre l’azienda già avviata dal fratello, uno spazio di lavoro privilegiato, a Bologna, e quella duratura passione che non ha risentito delle necessità della vita anzi ha superato ogni ostacolo con la ripresa, a partire dalla metà degli anni Ottanta, che si è trasformata in puro, continuato piacere. E’ così che i suoi tratti si condensano in certe immagini dove il combinare di toni e di luci dà spazio ad un’idea di natura o dove la scelta di scorci e paesaggi comuni si trasformano in una pittura senza tempo.
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