Arte-Cultura
Il caso Claps raccontato da un inglese "parmigiano"

12 Agosto 2012 - 17:37
Francesca Avanzini
Tobias Jones è un giornalista e scrittore inglese che lavora, tra l’altro, per «The Guardian», «Financial Times», «Internazionale». Affascinato dai misteri del nostro paese, ha pubblicato nel 2003 «Il cuore oscuro dell’Italia», che guarda agli affari nostri (Ustica, Piazza Fontana) con la chiarezza data dalla distanza e la competenza della conoscenza diretta. Ha vissuto infatti parecchi anni in Italia, a Parma, sposando una parmigiana. Pubblica ora «Sangue sull’altare», nel quale analizza il caso di Elisa Claps, la sedicenne entrata in una chiesa di Potenza una mattina d’autunno del 1993, per uscirne cadavere mummificato diciassette anni dopo. Di mezzo indagini incompetenti o depistate, una famiglia attanagliata dal dolore ma che si ostina a gridare giustizia, un assassino feticista che può colpire ancora e così fa. A Bournemouth, nel 2002, Heather Barnett, madre di due figli, viene brutalmente uccisa. Ha i seni asportati e ciocche di capelli tra le mani. Una serie di coincidenze lega la cittadina inglese a quella italiana, ma a Potenza nessuno parla. Sanno da tempo della pericolosità di Danilo Restivo, figlio disturbato di un notabile del luogo, della sua mania di tagliare i capelli alle donne, delle sue avances a Elisa, ma tacciono spaventati o prezzolati dalla famiglia Restivo. Oppure perché si fanno «i fatti loro». Se Tobias Jones è così interessato al caso Claps, è perché gli pare emblematico dell’Italia, e una piccola città di provincia è come il campione in vitro di un intero paese. La famiglia protegge Danilo, che invece andrebbe aiutato. Ma ne va del buon nome di Maurizio Restivo, che agisce non nell’interesse del figlio, bensì per difendere il suo sconfinato ego patriarcale. Mentalità diffusa in Italia, dove non a caso molti delitti hanno per vittime giovani donne e rimangono insoluti. Tanto la famiglia Restivo è ripiegata su di sé, quanto i Claps sono aperti e cordiali. Cercano di mantenere l’allegria nonostante gli investigatori li trattino come un fastidio e le indagini li tengano sospesi tra delusione e speranza. Un altro che sa e tace è Don Mimì, parroco della chiesa della Santissima Trinità. Deve difendere il buon nome del clero e un suo vizietto privato. Così anche questa storia arriva al garbuglio di mafia –la Basilicata, che fino a poco tempo fa ne era forse priva, è comunque afflitta da mentalità connivente-Chiesa «deviata», massoneria e politica variamente colluse che dominano l’Italia e la paralizzano. La verità si allontana sempre più. L’Italia, sotto la superficie assolata, mostra il suo lato oscuro, surreale, pirandellianamente sfuggente. Spesso Gildo, fratello di Elisa, ha parlato dello «smarrimento degli italiani di fronte allo stato della loro nazione. « Eppure proprio lui e la sua famiglia ne rappresentano la parte sana, quella che può cambiare il paese scuotendolo, con la sua pretesa di onestà, dalla secolare inerzia.Tobias Jones non si limita a ricostruire la storia con accuratezza e stile scorrevole, ma la rende spesso simile a un romanzo che tiene i lettori col fiato sospeso. Scava intorno ai luoghi e ai personaggi, mette gli uni in relazione agli altri, coglie la «rocciosità» dei Claps e l’alterigia dei Restivo, l’«ossessione» di Gildo per la giustizia e il ferreo coraggio della madre. Indaga sulla marginalità di Danilo, condannato infine per i delitti di Potenza e Bournemouth, e lo ritrae qual è, lasciando il giudizio finale al lettore.Il libro è ottimamente tradotto dal parmigiano Luca Fontana.
Sangue sull’altare - Il Saggiatore, pag. 307, euro 16
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