Tra le poche cose che funzionano in questo Paese c'è la filiera agroalimentare: mai realmente scossa nemmeno negli anni di crisi nera, nel 2016 ha generato 58,8 miliardi di valore aggiunto, con l'export che continua a segnare un trend di crescita robusta anche rispetto agli altri settori del Made in Italy, 31,5 miliardi di euro lo scorso anno, più 4,2% sul 2015. Anche i recentissimi dati sull'export nel primo trimestre dell'anno (peraltro ottimi per tutti i settori manifatturieri) segnano una crescita a due cifre per il comparto alimentare, +13,3%.
Eppure il contesto è tutt'altro che semplice. Il recente Rapporto 2017 presentato in aprile a Cibus Connect a cura di The European House - Ambrosetti, Federalimentare e Fiere di Parma segnala parecchie criticità, dall'embargo alla Russia alle barriere distributive in Canada e Stati Uniti. Ma tra tutte la piaga più odiosa è quella dell'italian sounding. Per italian sounding – ricordiamo – si intendono quei prodotti che richiamano quelli italiani senza esserlo, né in termini di provenienza né soprattutto sotto il profilo della qualità; purtroppo da molto tempo aziende e consorzi sono impegnati in una lotta faticosa e frustrante verso gli improbabili parmesan che spuntano a ogni latitudine del pianeta. E non sono pochi, parliamo di un giro che mal contato vale 60 miliardi di euro (il presidente di Federalimentare Luigi Scordamaglia ha alzato di recente l'asticella addirittura a quota 100 miliardi).
Abbiamo assistito a sequestri di prodotti palesemente contraffatti anche in vetrine internazionali rinomate: è accaduto sia all'Anuga a Colonia che al Sial di Parigi e testimonia quanto meno l'attenzione delle istituzioni al fenomeno. Ma le immagini rilanciate da Striscia la notizia - e di cui ci siamo già occupati ieri nelle pagine dell'economia - del “Parmesan Salami” o del doppio concentrato “Gino” sono agghiaccianti perché la “cucina” che ha assemblato queste porcherie è quella milanese di Tuttofood, la manifestazione alimentare che Fiere di Milano ha allestito in palese concorrenza con Cibus.
segue 4
Inviaci il tuo commento
Condividi le tue opinioni su Gazzetta di Parma
cesaret
24 Maggio @ 11.14
MIlano tenta in tutti i modi di ridurre l'importanza delle altre realta' territoriali in VAL PADANA,prendiamo anche la volonta' di portare a Milano l'agenzia del farmaco e gia' si parla di sinergia con l'Efsa,non vorrei che volesse fagocitare anche questa agenzia trasferendola poi a Milano,del resto un giornale locale come il Corriere della sera non fa altro che esaltare il capoluogo lombardo,guardate solo come ha "pompato" TEMPO DI LIBRI la rassegna milanese dell'editoria risultata poi un vero fiasco.Dobbiamo progettare la centralita' di Parma come punto di riferimento dell'intera Val Padana
Rispondi
marco
21 Maggio @ 20.17
Credo che la fiera di Milano sia più concentrata a cercare di rubare eventi ad altri enti che non alla qualità dei propri. Tra l'altro, da chi ci è stato, non ho sentito parlare di flussi massicci di visitatori...
Rispondi
la rivolta di atlante
20 Maggio @ 16.50
FARE SISTEMA ..... QUESTO É IL CONCETTO..... IO ENTE FIERA MI BECCO I SOLDINI E TU FILIERA PRODUTTIVA ITALIANA CI METTI IL C..... - UNA DELLE PIÙ IMPORTANTI RISORSE NAZIONALI IN MANO A DEI VAMPIRI POLITICI.
Rispondi