Giorno sacro per l’opera, l’arte e la cultura, quello di oggi dedicato a uno dei più grandi italiani, uno dei fondatori della patria. Compie 204 anni Giuseppe Fortunino Francesco Verdi, nato alle Roncole di Busseto, il 10 ottobre 1813: data per molto tempo controversa, complice la civetteria dello stesso Peppino il Genio, caduto nella tentazione di sottrarsi un anno sostenendo che la madre Luigia Uttini gli avesse sempre indicato il 9 ottobre 1814 come giorno del fatidico primo vagito.
E’ un giorno risuonante di musica verdiana in ogni dove, questo della ricorrenza per il compositore più rappresentato al mondo, festa con “epicentro” Busseto, Parma e Milano, festa nella quale irrompe ieri con tutto il suo fascino la notizia di un ritrovato “tesoro” verdiano: molte lettere autografe, delle quali ben 36 al librettista Salvadore Cammarano, dedicate al procedere della composizione di “Trovatore”, “Luisa Miller”, “Ernani”. Materiale da far venire i lucciconi agli occhi agli addetti ai lavori, storici e musicisti, ai tanti cultori dell’idoleggiato roncolese, se mai si potrà ammirare quel tesoro. Perché la notizia è gioiosa e al contempo inquietante: tutto quel ben di Dio infatti andrà all’asta il 26 ottobre a Londra, da Sotheby's, offerte a partire da una base corrispondente a circa 300mila euro. C’è il rischio che queste lettere una volte acquisite prendano sentieri carsici, scompaiano per poi magari riaffiorare separatamente in occasione di altre aste; o che finiscano custodite in collezioni private, inaccessibili. A meno che…
Si tratta di un autentico patrimonio culturale, di qualcosa che non può non suscitare l’interesse del nostro paese, dello Stato e del ministero dei Beni culturali: e delle istituzioni delle terre verdiane, Busseto, Parma, Piacenza, Cremona, le città frequentate dal Genio, e ovviamente Milano, la Scala. Ma se c’è un luogo considerato verdiano per eccellenza, che di Verdi si nutre come il pane e che a Verdi deve gran parte della fama, questo è Parma con il Teatro Regio, il festival con Busseto e il Teatro Verdi. E’ Parma dunque, la sua giunta e il Consiglio comunale, che potrebbe, e forse dovrebbe, porsi come perno di un’alleanza tra istituzioni locali, pubbliche e private, per riuscire a coinvolgere e premere sulla Regione e soprattutto sul ministero dei Beni culturali per mettere rapidamente in campo un tentativo concreto che se coronato da successo sarebbe davvero un arricchimento straordinario per la città e per l’Italia intera. Ma non varrebbe forse la pena di effettuare un tentativo tutto parmigiano, per esempio mettere in scena un’opera in meno al Regio e usare i quattrini per tentare il colpo a Londra? Certo il tempo a disposizione è poco, il tesoro verdiano verrà venduto all’incanto tra quindici giorni: ci sarebbe bisogno di un …incantesimo parmigiano.
Magari come accadde nel 2012 a Milano quando l’Eni e Banca Intesa acquistarono all’asta londinese le partiture autografe del “Falstaff” e dell’”Ave Maria”, nonché il telegramma di congratulazioni di Verdi a Toscanini nel 1899, per poi farne dono al museo scaligero. Dove sta scritto che Parma sia da meno di Milano?
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