Matteo Salvini, in un'intervista al Foglio di domenica, ha detto che le critiche al Decreto Dignità sono arrivate solo da «qualche imprenditore politicamente schierato». Sullo stesso quotidiano, l'altro ieri, sono intervenuti in replica i sei presidenti delle Confindustrie di Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Liguria. Non si tratta quindi di «qualche imprenditore», visto che queste sei Confindustrie valgono il 52,8 per cento del Pil italiano, 86.800 imprese e 4 milioni di dipendenti. Né si può dire che siano «politicamente schierate in modo avverso», visto che la Lega è al governo in quattro di queste sei regioni; e anche nelle altre due, pur se all'opposizione, fa il pieno di voti.
Eppure, tutti i sei presidenti confindustriali del Nord hanno espresso una fortissima contrarietà al Decreto Dignità, in particolare per i molti paletti che complicano, e di molto, le assunzioni a tempo determinato. Certo, si può pensare che gli industriali facciano i loro interessi. Ma bisogna essere accecati dall'ideologia per non capire che, in un periodo come questo, i loro interessi sono più che mai quelli dei lavoratori, soprattutto dei giovani che faticano a trovare lavoro. I contratti a tempo determinato sono in Italia al 15 per cento, nella media europea. Renderli più difficili significherà aumentare la disoccupazione. E a soffrirne, più che gli industriali, saranno i disoccupati.
michele.brambilla@gazzettadiparma.it
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Oberto
10 Agosto @ 08.33
premesso che gli industriali sono delle dame di carità e quindi sicuramente non fanno i loro interessi , ma pensano al bene della collettività!! Detto questo a me basta pensare come sono schierati quando si parla di class action, vogliono poter sbagliare. e stare tranquilli perché è il singolo Mario Rossi a fargli causa, mentre se a fargli causa è mezza Italia assieme l'esito della causa diventa più incerto.
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Indiana
10 Agosto @ 01.17
Finché gli imprenditori fanno contratti ridicoli pagando 5€ l'ora,quando va bene,non hanno alcun diritto di protestare:sono solo degli schiavisti
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Roberto
09 Agosto @ 17.48
Sig. Direttore, purtroppo non sono molto d'accordo, chiaramente sapendo chi sono i Vs. editori e chiaro che daparte Vs. si pongano cert problemi. Mia opinione personale e' che avendo contrari al decreto sia i sindacati che la sinistra che gli industriali, forse Di Maio ha colpito nel segno. Dei sindacati e della sinistra e' meglio no parlarne visto i danni fatti nel passato, ma gli industriali, con tutti i benefici, sconti e vari amenicoli non possono pretendere di avere solo ed unicamente loro agevolazioni. Abbiamo ormai una buona parte della popolazione che non lavora e si pretende che i giovani possano programmare il futuro lavorando come precari sempre e comunque. Quando mai questi potranno produrre ricchezza?? Non vedo perche', dopo due anni che assumono un dipendente a tempo determinato, per cui possono ben valutarlo, per una differenza minima sui contributi non siano piu' invogliati a tenerlo, questo non e' sfruttamento?considerando poi che per assumerne uno nuovo, sempre precario, dovranno spendere altro tempo e soldi prima di formalo, a che pro. Purtroppo quello che manca e' il lavoro e come dimostrati, abbassandone costi etc. etc. cosa si e' risolto, tanti hanno delocalizzato (prima si sono presi magari i contributi statali). Diamo tempo al governo prima di criticare, e come diceva qualche altro lettore, se poi non fanno gli interessi del paese, si cambieranno, questa e' la democrazia, ma non e' sparando sul governo a priori che si risolvono i problemi.
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