Il vino
I viticoltori si aspettano buona qualità. Ma temono il mercato

10 Agosto 2009 - 12:14
La vendemmia 2009, secondo le prime previsioni, promette ottima qualità e quantitativi altrettanto buoni. Ma in un momento di congiuntura particolarmente difficile è utile anche cercare di delineare lo scenario che attende l’ultima produzione enologica italiana.
Winenews ha chiesto cosa ne pensano ad alcuni tra i protagonisti più importanti del mondo del vino del Bel Paese. Emilio Pedron, amministratore delegato del Gruppo Italiano Vini, la prima azienda vinicola italiana per dimensioni, concorda sulle previsioni quantitative e qualitative della vendemmia 2009, «buone un po' dappertutto, dal Trentino alla Sicilia, con condizioni che raramente capita di poter vedere. Ma quello che preoccupa è l'andamento economico, specialmente per quanto riguarda il prezzo delle uve, e questo non soltanto perché i mercati fanno fatica a livello generale, ma anche perchè tutti gli operatori della filiera scaricano le loro difficoltà e le loro preoccupazione sul primo anello della filiera stessa, cioè quello della produzione di uva. Ecco che quindi - continua Pedron - i produttori di uva si trovano a dover sopportare tutte le difficoltà che vengono dopo».
Dal pericolo del ribasso selvaggio dei prezzi mette in guardia Marco Caprai, il produttore che ha rilanciato il Sagrantino di Montefalco nel mondo: «In questo momento dobbiamo riguardare un po' l’offerta - spiega - ma è chiaro che è inutile svendere sul mercato bottiglie pregiate, che sarebbe un danno ulteriore. Quindi dobbiamo cercare di produrre meno e produrre meglio. Nel mercato mondiale il nostro Paese potrà giocare ancora di più la carta dell’innalzamento qualitativo».
Sulla qualità punta anche Michele Bernetti, alla guida della Umani Ronchi, una delle più importanti cantine delle Marche: «Noi produttori siamo abbastanza abituati ad avere una regolarità di produzione, la vigna produce un tot ogni anno e siamo abituati a questo confronto, non è che la possiamo mandare in cassa integrazione - racconta con una battuta Bernetti - poi all’interno della produzione annuale c'è una diversa ripartizione per prodotti di fascia alta e di fascia media. Per quest’anno c'è una buona qualità, e questo, dato il momento economico difficile, è importante, perché comunque ci garantisce un prodotto valido e quindi più facile da muovere nel mercato».
C'è chi confida invece in una programmazione a lungo termine, impostata già dagli anni passati, come Maurizio Zanella, l’uomo che ha inventato la maison Cà del Bosco, e, da poco, presidente del Consorzio del Franciacorta, dove "si prevede per questa vendemmia un certo calo della produzione, nell’ordine del 7-8% rispetto al 2008. Il Consorzio aveva già chiesto e ottenuto dalla Regione Lombardia la riduzione delle rese massime, da 110 a 95 quintali ad ettaro».
Più duro invece lo scenario dipinto dalla Sicilia. Diego Planeta, autore del «rinascimento enologico» dell’isola e presidente della Cantina Settesoli, spiega che «le aziende più forti comunque resistono, avranno dei cali, certo, ma resistono. Quelle più deboli, invece... non vorrei essere nelle loro situazioni. Se parliamo del segmento dei vini 'top', che ha le sue posizioni ormai consolidate, certamente avrà anch'esso delle flessioni, ma non così problematiche. Se parliamo, invece, del segmento del vino di prezzo, veramente c'è da mettersi le mani nei capelli».
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