di Errica Tamani
Come tornare bambini in un sol boccone. Il segreto è in queste leggere e paffute frittelle che le nonne ci cucinavano quando era Carnevale. Tutti, da piccoli, almeno una volta, avremo assistito al rituale della loro preparazione. L’attesa era estenuante, ma il premio, i morbidi e sferici «sgonfiètt» coi loro microriccioli (il filo di pastella che per ultimo scende dal cucchiaio, si attorciglia nello strutto) erano impagabili: caldi o, al limite, tiepidi erano spolverati di zucchero a velo. Quando sono freddi, invece, la pasta si fa gommosetta e perciò risultano difficile da masticare. Gli «sgonfiètt» prendono vita calando cucchiaiate di una pastella morbida nel pentolino colmo di strutto bollente. Dopo un tuffo nelle vivaci bollicine del grasso e una rapida capriola, per consentire la doratura a 360 gradi, gli sgonfiètt vengono estratti e messi ad asciugare sulla carta assorbente. Infine, cosparsi di zucchero.
Vediamo cosa occorre: 8 uova; 3/4 l di acqua; 50 g di burro, 3 cucchiai di zucchero; un pizzico di sale; 500 g di farina, la scorza grattugiata di un limone e un tocco di vaniglia. In un pentolino si mette a bollire l’acqua con il burro, lo zucchero e appena di sale. Quando inizia a bollire, si toglie dal fuoco e si aggiunge la farina mescolando bene. Poi si pone di nuovo il tegame sul fuoco, mescolando sempre, sino a quando è cotto (ci vorranno 20 minuti circa). A questo punto si lascia raffreddare e a temperatura ambiente si uniscono la scorza e la vaniglia e si aggiungono le uova, una alla volta, incorporandole con attenzione. Si prendono delle cucchiaiate di composto e si fanno scivolare, poche per volta, in un tegamino dai bordi alti, dove c'è lo strutto caldo. Una volta gonfi e dorati ovunque, si tirano su e si mettono a scolare sulla carta assorbente. Dopo una dolce e bianca nevicata, non resta che farne incetta.
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