Un mondo del vino che si sta declinando sempre più verso il rosa. Quella che prima era una nicchia ora sta diventando un segmento di mercato vincente per pubblico e responsi critici. Ovviamente dietro le mode ci sono tutti quelli che le cavalcano indiscriminatamente senza averne cultura e competenza. Non è il caso di Costaripa, azienda che dal 1936 ha fatto del rosato una bandiera. Siamo sulla sponda occidentale del lago di Garda, a Moniga, in una zona dove microclima e terroir idonei permettono la coltivazione di prodotti tipici della macchia mediterranea: cedri, olivi, capperi, cipressi e, ovviamente, viti. Poi ci inseriamo l’uomo: Mattia Vezzola, nipote del fondatore e celeberrimo enologo di Bellavista.
Questa è terra in particolare di Chiaretto da uve tradizionali del Garda Classico: groppello, marzemino, sangiovese, barbera. Nasce così il Rosamara, «il vino di una notte» (le bucce rimangono a contatto con il mosto solo poche ore) un Garda Classico Chiaretto Doc vinificato con la tecnica a «lacrima», senza spremitura, utilizzando solo il cuore dell’acino. Al naso è floreale con un gusto armonico, di lunga persistenza e un finale che ricorda la mandorla amara (B). Altro Garda Classico Doc, il Molmenti 09: un Chiaretto dall’ampio bouquet di fiori bianchi e note vanigliate; al palato è complesso, fresco, di ottima beva, sapido, persistente (C). Da uve groppello, marzemino e una piccola parcella di moscato rosa, il Palmargentina, dal delicatissimo colore rosa, dai sentori intensi di frutta estiva e gusto floreale, delicatamente abboccato (C ). Chiudiamo con il Costaripa Brut Rosé, uno spumante da uve chardonnay (80%) e pinot noir dai profumi fruttati; al palato è armonioso e fragrante (C).
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