(ANSA) - Sono finite le "scorte" di Moscato d’Asti, un vino italiano che sta attraversando un momento molto felice. La notizia arriva da Mango (CN), dall’enoteca «Colline del Moscato», rappresentativa di quella che è forse la più grande realtà vinicola italiana: 10mila ettari distribuiti nel territorio di 52 comuni di tre province (Alessandria, Asti, Cuneo). Dalla vendemmia 2010 sono state prodotte 90 milioni di bottiglie: 70 di Asti Docg e 20 di Moscato d’Asti Docg. Si tratta di un vino di pronta beva, pronto a novembre, protagonista a Natale insieme al panettone. Ma storicamente vi era sempre una quota di «riserva strategica», da mettere sul mercato in attesa dell’arrivo della nuova produzione. Scorta oggi esaurita. «Se c'è qualche piccola partita disponibile - dice il presidente dell’Enoteca, Walter Bera - va all’asta».
Una notizia che, per le 6mila famiglie contadine produttrici di uve significa garanzia che la vendemmia 2011 verrà pagata come minimo allo stesso prezzo (un euro al chilo) del 2010. Ma con le buone notizie, c'è anche qualche preoccupazione, come spiega Giovanni Sartagno, presidente della «Produttori Moscato d’Asti Associati», che riunisce 3 mila aziende agricole (oltre il 60 per cento della produzione tutelata complessiva).
«Il Moscato d’Asti Docg - spiega Sartagno - è cresciuto in pochi anni da 5 a 20 milioni di bottiglie, ed è probabile che la campagna 2011 vedrà ancora un incremento, fino a 25 milioni e oltre». C'è ora il rischio, che il Moscato non sia più quel «piccolo capolavoro di arte contadina» che è sempre stato.
Per scongiurare il pericolo, dovrebbe venir approvata, prima della vendemmia 2010 (che sarà anticipata, si parla del 25
agosto) dal Comitato Vitivinicolo Nazionale vini una modifica del disciplinare che prevede una differenziazione delle rese e l'istituzione, di 3 sottozone (Canelli, Strevi, Santa Vittoria).
Anche perché non è tutto oro quello che luccica: i vini vivono crisi e euforie a ciclo, si pensi al Barolo, il cui valore al litro, è molto sceso negli anni passati, per cominciare a riprendersi solo ora. Vale la pena salvaguardare al massimo la qualità e avere regole rigide».
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