di Andrea Grignaffini
Se da un lato è naturale che in Sud Tirolo gli spumanti non possano che essere un prodotto di punta per via di un clima e di terreni particolarmente vocati, dobbiamo riscontrare che l’arte spumantistica sia stata sempre considerata in secondo piano per via di una produzione di bianchi fermi rinomata in tutta Europa. Da qualche tempo le cose sono cambiate e l’Alto Adige ha le bollicine che competono al suo terroir. Tutto per merito dell’Associazione Produttori Spumanti Metodo Classico Alto Adige che vanta una produzione annua di circa 210.000 bottiglie divisi fra sei produttori (Arunda, Haderburg, Kettmeir, Lorenz-Martini, Preclarius, Von Braunbach). I vini spumanti prodotti da uve chardonnay, pinot nero e pinot bianco da soli o in blend, sono riservati esclusivamente alle denominazioni: Alto Adige Brut, Alto Adige Extra Brut, Alto Adige Pas Dosè con almeno 15 mesi di affinamento sui lieviti e commercializzati 20 mesi dopo la vendemmia. Ma per arrivare a risultati di alto livello occorrono passione e determinazione da veri artigiani enoici attraverso anche ad una selezione meticolosa dei vigneti più vocati e precisi criteri di coltivazione integrata e biodinamica per conferire quelle note di freschezza e di profumi tipici di una bollicina di grande qualità di questo territorio.
Nell’ambito di un incontro promosso dall’associazione a Parma presso il ristorante Cà Pina abbiamo apprezzato vini dalla trama vivace innervata da una acidità tagliente e rigida che tanto li fa assomigliare al mondo degli Champagne. Una bevuta fresca e croccante che è il denominatore comune di sei cantine che hanno una confortante unità stilistica per uno spumante perfetto da aperitivo ma anche sugli antipasti della tradizione parmigiana.
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