Dal 1975 la Polo fa parte di noi. Piccola, pratica, capiente, robusta. Del resto più di 16 milioni di auto vendute nel mondo parlano da sole. In questo weekend (21-22 ottobre) debutta la sesta generazione e per Wolfsburg la sfida è soprattutto con il proprio passato: la Polo nata nel 2009 è ancora bella e attuale (42mila pezzi nel 2016 in Italia...), non è facile fare meglio. L'impressione che ci regala la nuova Polo è di essere stata «promossa» ad auto di categoria superiore, più dinamica e sportiva, meno adatta al ruolo di seconda auto. Azzardiamo: un po' più «maschile». Costruita sulla nuova piattaforma modulare MQB su cui sta nascendo il futuro prossimo venturo del Gruppo Volkswagen, Polo oggi è una cinque porte di qualche millimetro sopra i 4 metri, ben piantata a terra con il suo metro e 75 di larghezza e un'altezza praticamente immutata a 1461 mm che le danno una grinta nuova, a partire dal frontale aggressivo per proseguire lungo le scolpiture decise sulle fiancate, mentre è più armonioso (ma un po' meno riuscito) il posteriore. Sparisce quel senso di «piccolo monovolume» che Polo sapeva interpretare a favore di un bagagliaio enorme per la categoria (351 litri, 70 di più). Diciamo che un paio di generazioni fa questa era una Golf...

ABITUARSI AL FUTURO
La Polo è cresciuta parecchio anche nei contenuti ma sempre con un occhio attento alle nuove generazioni. Quindi massima connettività con tanto di App mirabolante per info e servizi e un allestimento Beats per tenere il ritmo dei giovani. E soprattutto una sostanziosa batteria tecnologica che funge da anticamera della guida autonoma: sistema di controllo perimetrale Front Assist con frenata di emergenza City e riconoscimento dei pedoni (una rarità nel segmento B), sensore Blind Spot, cruise con regolazione automatica della distanza e via dicendo. Certo, non tutto è disponibile fin dall'entry level, come l'Active Info Display, lo splendido schermo digitale di seconda generazione che fa il suo debutto in società proprio sulla Polo.

SOSTANZA
All'interno plancia sviluppata in orizzontale e solita qualità e razionalità teutonica: assemblaggi ben fatti, plastiche di alto livello, ergonomia che si traduce in un navigatore in posizione perfetta e posizione di guida ottima. Elegante il tunnel centrale, generosi i vani portaoggetti. L'unica cosa che non torna sono gli specchietti: un po' piccoli sia quello centrale che quelli esterni. Invece la nuova architettura che riduce gli sbalzi e amplia l'abitacolo offre tanto spazio. Anche per i passeggeri alti.

A TUTTO GAS
Non c'è ancora, ma la grande novità sotto il cofano è il nuovo tre cilindri a metano da 90 Cv della TGI che debutterà entro fine anno insieme al diesel 1.6 declinato su 80 e 95 Cv e ai benzina più potenti, il 1.0 TSI 115 Cv e l'esagerato 2.0 TSI da 200 Cv destinato alla GTI. Con 3 euro di spesa per 100 km il TGI spiazza anche una cittadina parca come la Toyota Yaris quasi dimezzando i costi. Ma restiamo al lancio in ottobre con tre motori 1.0 tre cilindri benzina: aspirato con 65 o 75 Cv, turbo con 95 Cv (quest'ultimo anche con il DSG a 7 rapporti in alternativa al manuale 5 marce).

COME VA E QUANTO COSTA
Abbiamo provato il 75 Cv, in verità un po' fiacco ma silenzioso, mentre ci ha convinti il 115 Cv, pronto nello scatto, ben insonorizzato e pastoso. Sterzo preciso, un giocattolo nel traffico caotico di Amburgo; sicura la frenata e molto buona la visibilità. Il listino è corposo. Si parte da 13.600 euro con la Trendline 65 Cv ma il sofisticato cliente italiano punterà sulla Comfortline con qualche cavallo in più, diciamo fra 16 e 18mila euro. Ma si può salire oltre quota 20mila fra versioni (c'è la Highline al top) pacchetti e optional. Troppo?
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gianni
02 Marzo @ 00.11
Troppo costose!! Quasi fuori mercato...
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