Parma
Corsa contro il tempo. E la terra trema fortissimo

08 Aprile 2009 - 20:20
di Marco Federici
A chi cammina in strada cedono le gambe. Le dodici e mezza circa. E poi ancora, un'altra volta, le sette e quarantacinque di sera, una scossa spaventosa, gli alberi si piegano, si alza un polverone. La terra a Villa di Sant’Angelo trema ancora. Scalcia come un mulo impazzito. E la gente di questo freddo angolo d’Abruzzo ripiomba nell’inferno. Una donna si sente male, le manca il respiro, si accascia a terra.
La macchina dei volontari si rimette in moto. Corrado Ronchini, Angelo Nosetti e Sergio Mulas dell’Anpass intervengono per i primi soccorsi: la caricano in ambulanza e dal centro ricreativo del paese la portano all’ospedale da campo allestito nella tendopoli della protezione civile dell’Emilia Romagna.
«La gente è terrorizzata: basta un attimo per fare rivivere alle persone l’incubo di una catastrofe, l'angoscia del terremoto», racconta Ronchini, un volontario di lungo corso (è stato a scavare tra le macerie di Gemona trent’anni fa) che si toglie un sassolino: «Abbiamo dato la disponibilità a partire sin dalle otto di lunedì mattina – dice – e invece siamo stati chiamati solo a metà pomeriggio. Siamo arrivati in tarda serata quando potevamo essere in questo paese molto prima a gestire l’emergenza».
Non hanno chiuso occhio i 35 volontari partiti da Parma per soccorrere la gente messa in ginocchio dal terremoto. Appena arrivati hanno fatto una ricognizione nel centro storico del paese, tra le macerie, poi si sono messi a disposizione per allestire la tendopoli. Tra loro anche un medico anestesista, parecchi infermieri e due psicologhe.
Dal mattino Stefano Camin, Gabriele Perotti, Stefania Pelosio e Rosanna Colla si piazzano al centro operativo misto di San Demetrio ne’ Vestini, a tre chilometri da Villa Sant’Angelo, per organizzare i servizi di assistenza sanitaria. Romano Paolucci, Daniele Guareschi e Mariella Savi, un medico anestesista e due infermieri, a bordo di un fuoristrada fanno un sopralluogo nei campi allestiti nei paesi vicino all’Aquila per valutare i presidi sanitari. «La situazione è buona – commentano – ma naturalmente ci sono molte esigenze da soddisfare. Abbiamo portato l’elenco del-
le richieste al centro operativo».
Anche qualcun altro si vuole togliere un sassolino dalla scarpa: «Ci dicono che all’Aquila – dichiara Luigi Iannacone, responsabile del Seirs – l’ospedale è inagibile e molti pazienti vengono assistiti in strada. Abbiamo un piccolo ospedale da campo che potremmo allestire proprio in quella città visto che qui ce n’è già uno grande e funzionale».
Durante il giorno si lavora nella tendopoli per ospitare gli sfollati di Villa Sant’Angelo. I trecento (circa) volontari di tutta l’Emilia Romagna hanno allestito sessanta tende in grado di contenere cinquecento persone. Un’attrezzata cucina da campo si prepara a mettere a tavola chi non ha nemmeno più i piatti: i cocci si sono mescolati nei cumuli di macerie. In tutto sono poco meno di trecento le persone che entrano nella mensa e dormono sulle brandine della protezione civile.
I volontari, e lo sanno bene, rassicurano gli sfollati solo con la loro presenza. Ci sono i piccoli gesti che riscaldano il cuore a chi non vede un futuro. «Abbiamo distribuito un po’ di giocattoli ai bambini – racconta Elisa Ramuschi, 22 anni, studentessa di Giurisprudenza – perché loro sono quelli che più hanno bisogno di assistenza, non capiscono cosa sta succedendo e hanno bisogno di normalità». Elisa è già stata a Peschici, durante l’emergenza incendi, assieme alla collega Luigina De Carlo, 26 anni, aspirante medico. «Il supporto psicologico – dice – è fondamentale. La gente ha davvero bisogno di piccoli gesti: ci hanno chiesto ad esempio del sapone per lavarsi perché non riescono a rientrare nelle loro case».
A spese dei volontari, nel pomeriggio, è partito un furgoncino con una lista della «spesa». Ma nel raggio di chilometri non hanno trovato un negozio aperto: ci riproveranno oggi.
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