Parma
Il «De Officiis» mette tutti d'accordo
27 Giugno 2009 - 07:31
Né Tacito né Seneca, come si vociferava da qualche giorno. E questa volta anche il web non è stata fonte preziosa da cui attingere informazioni.
Vince Cicerone
Per la seconda prova scritta di maturità del liceo classico, il Ministero ha scelto il brano «Clemenza e Severità», tratto dal «De Officiis» di Cicerone. Un autore non particolarmente temuto dagli studenti del Romagnosi, ma soprattutto una versione non troppo difficile e di media lunghezza, secondo il parere dei ragazzi, tutti concordi nell’aver trovato difficoltà solo in un punto.
«C’è stata soltanto una frase che ci ha creato un attimo di smarrimento - raccontano Irene Bruzzi, Marta Marangio e Carlotta Bosi all’uscita - ma i professori e i commissari sono stati abbastanza disponibili ad aiutarci».
«Una versione fattibile»
Quattro ore di prova scritta che preoccupava i maturandi più del tema di giovedì, ma che alla fine si è rivelata fattibile. «Ero molto più agitata ieri rispetto a stamattina - confessa Veronica Faroldi - avevo paura delle tracce che potevano uscire per la prova di italiano ed ero agitata per il primo giorno di maturità. Ma devo ammettere che entrambe le prove non mi sono andate male. Ora impegnerò il weekend a preparare la terza prova: lì sì che mi aspetto di tutto».
Per molti ragazzi soddisfatti della loro prova, ce n’è anche qualcuno che non esce con il sorriso.
I pochi delusi
«Il latino è stato sempre il mio tallone d’Achille - confessa Francesca - e oggi non mi è certo andata meglio delle altre volte. Ma me lo aspettavo. Per questo punto tutto sul tema che ho fatto ieri e sulla terza prova che avrò lunedì».
Beatrice Cocchi, appena uscita da scuola, tira un sospiro di sollievo pensando già alle prossime vacanze. «Mi sembra incredibile che sia passata anche questa, ora manca la terza prova di lunedì e poi la discussione della tesina. Le vacanze si stanno avvicinando: mi piacerebbe provare a fare l’interrail in Spagna da sola».
Copiare? Non serve
A quanto pare, il brano tratto dal «De Officiis» dell’autore latino, non ha costretto i ragazzi nemmeno ad ingegnarsi per copiare tra di loro. «Diciamo che se fosse stato necessario si sarebbe anche potuta scambiare una parolina con il compagno seduto dietro - scherzano Pietro Manara e Alessandro Malmassari - ma le difficoltà d’interpretazione hanno riguardato solo un “ad” con verbo all’infinito e i professori ci hanno messo sulla giusta strada per aiutarci ad arrivare alla traduzione. Per il resto, la lunghezza era di appena 15 righe: in classe, durante l’anno, eravamo abituati a farne di molto più lunghe».
Il sollievo
«Anche questa è passata - dice Francesco Chiamulera - se solo ripenso ad una settimana fa quando tutto doveva ancora cominciare mi sembra incredibile aver già superato due prove su tre».
Ora ai ragazzi spettano due giorni di pausa. C’è che scherza dicendo che non rinuncerà ad un weekend al mare per rilassarsi un p; e chi, invece, sa già che passerà il sabato e la domenica sui libri in vista della terza prova, l’ultimo scritto di questa maturità 2009. I.G.
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