«La mia esperienza di membro del collegio sindacale di Parmalat Finanziaria è stata difficile e per certi versi imbarazzante». Comincia con queste parole la testimonianza di Maria Martellini, ordinaria di Economia e gestione delle imprese dell’Università di Brescia, al processo al crac di Calisto Tanzi che è in corso a Parma.
Indagata per concorso in bancarotta, l’ex sindaco è stata riconosciuta estranea alle vicende Parmalat in forza delle osservazioni e alle richieste di chiarimenti che fece mettere a verbale nel corso delle riunioni del collegio. Martellini, nominata sindaco nel 1999 in rappresentanza di azionisti di minoranza, ha descritto i consigli dell’organo di controllo come «riti di presenza» in cui «nessuno degli altri sindaci ha preso la parola» per supportare le richieste di chiarimenti avanzate dalla testimone. «Si potrebbe dire che tutti dovevano essere perfettamente a conoscenza della situazione del gruppo per non sentire il bisogno di porre alcuna domanda», ha spiegato.
Di norma i consigli prevedevano la partecipazione di Fausto Tonna, all’epoca direttore finanziario del gruppo, oppure di altri manager di vertice. «Di questioni di merito i consiglieri non parlavano mai, i consigli erano un esercizio di bon ton», ha detto Martellini. Nel 2000 Maria Martellini, osservando un bilancio consolidato, si accorse che Parmalat disponeva di una «liquidità molto consistente». Si trattava dei miliardi di euro inesistenti del famoso fondo 'Epicurum'. Martellini chiese ragione a Tonna di tanta liquidità e il ragioniere rispose brusco che «alla società conveniva così», senza fornire spiegazioni. Il sindaco, senza il supporto dei colleghi, chiese che la società di revisione relazionasse in merito, ma la risposta «molto sintetica» arrivò solo un anno dopo. Per Martellini, però, «nessuno sano di mente poteva immaginare che quei soldi fossero inesistenti». Si torna in aula l’8 ottobre.
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