Lei è stata brava, brava due volte. E alla fine l'ha fatto arrestare, anche se lo choc del trauma subìto resta ancora fortissimo, quello sarà difficile da mandar via.
Emergono nuovi particolari sull'inquietante episodio del «palpeggiatore» di via Spolverini: soprattutto la coraggiosa precisione della ragazza, una ventenne parmigiana, e la caparbietà dei poliziotti nel voler scovare quell'uomo.
Il lunedì dell'aggressione la giovane non solo si era presentata dai carabinieri per denunciare quel che le era successo poco prima, ma era anche andata al pronto soccorso del Maggiore, l'aveva accompagnata il suo fidanzato a cui la ragazza aveva immediatamente raccontato quella manciata di minuti: Hassen Wanes, il tunisino che si era trovata davanti in quella stradina stretta l'aveva strattonata procurandole un'ecchimosi a un braccio (5 giorni di prognosi), poi spinta contro un'auto in sosta e per fortuna l'arrivo di una passante proprio in quel momento l'aveva «disturbato».
Il giorno dopo la ragazza ha rivisto Wanes in bicicletta in viale Piacenza: quella faccia le era rimasta impressa in modo indelebile, inconfondibile la stazza di quell'omone alto uno e novanta, in più portava la stessa polo a strisce del giorno prima. La giovane si attacca al telefonino e chiama il 113: in viale Piacenza planano quattro pattuglie, otto poliziotti che perlustrano la zona palmo a palmo, sanno chi cercare perché l'«identikit» fornito dalla giovane è molto preciso. Gli agenti la fanno salire su una delle pantere e dopo una quarantina di minuti lo riconosce all'incrocio tra viale Piacenza e viale Osacca.
L'uomo viene fermato e portato in questura, dove salta fuori il suo curriculum: già arrestato perché clandestino, in altre città s'era messo nei guai per questioni di spaccio. L'arresto è scattato anche perché era reale il pericolo di fuga.
La convalida del gip Pietro Rogato è arrivata venerdì mattina dopo che il tunisino aveva trascorso tre notti in via Burla. Pesante l'accusa: violenza sessuale. Reato che, in base alle recenti modifiche al codice, scatta anche se la violenza non è stata consumata. In questo caso poi, secondo le accuse della giovane parmigiana, l'uomo prima di metterle le mani addosso le avrebbe rivolto una frase inequivocabile su quelle che erano le sue intenzioni.
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