Parma
«Volevamo solo una casa al mare: truffati»
09 Agosto 2009 - 19:18
Marco Federici
Danno e beffa. La volpe e l'uva. Avere una casa al mare, pagata sull'unghia 200 mila euro, arredata di tutto punto, ma in pieno solleone non poterne varcare la soglia perché chiusa dai sigilli della Guardia di Finanza. «Domani (oggi per chi legge, ndr) ci consoleremo passando un giorno in montagna», dicono - senza riderci troppo su - Mirco Lori e Michela Oddi. Anche loro - marito e moglie parmigianissimi, due dipendenti del Parma calcio (lui uno storico capo ultras) - sono rimasti impigliati nelle maglie della maxi inchiesta sulle residenze turistiche alberghiere: una vicenda intricatissima di speculazione edilizia che coinvolge il litorale massese. L'inizio della loro storia risale a cinque anni fa. «Cercavamo una casa dalla parti di Marina di Massa, siamo entrai in un'agenzia immobiliare a Cinquale (vicino a Forte dei Marmi, ndr) e ci è stata proposta un'abitazione che ci è piaciuta subito», racconta Michela. Circa cinquanta metri quadri ricavati all'interno dell'Old River, il centralissimo albergo di Marina di Massa chiuso da tempo e in via di ristrutturazione. Mirco e Michela firmano il preliminare di compravendita, il compromesso insomma, stipulato nel marzo del 2004 com l'impresa «Rosagiò», proprietaria dell'immobile. La coppia versa un primo anticipo, e pattuisce una serie di rate da versare entro il 30 aprile del 2005: per quella data era prevista la consegna dei lavori. E così è andata. «Nel frattempo abbiamo arredato il nostro appartamento e siamo riusciti a godercelo anche qualche mese», continua il racconto Michela. E lo stesso fanno una quindicina di famiglie, tra cui un'altra di Parma, perchè tanti sono i locali ricavati dalla ristrutturazione.
La vicenda è complicata e al momento c'è un processo in corso, iniziato nel febbraio dello scorso anno: l'accusa principale ai titolari dell'impresa è di lottizzazione abusiva. In sostanza, avevano realizzato un «immobile a uso residenziale in contrasto con la destinazione alberghiera prevista dallo strumento urbanistico». Secondo la procura di Massa, nell'ex albergo sono stati realizzati abusivamente il seminterrato, il terzo piano, il sottotetto, una scala esterna e un'ascensore esterno. Sempre secondo l'accusa, grazie a alla ristrutturazione l'impresa è riuscita a incassare un «ingiusto profitto», a titolo di acconto, di un milione di euro: in pratica, sono stati venduti appartamenti che in realtà non potevano essere venduti. Il motivo? La destinazione di «residenza turistica alberghiera» prevede l'acquisto di quote della società, non di mattoni nè di metri quadrati. L'impresa si difende sostenendo di essere in possesso un'autorizzazione edilizia regolarmente firmata dai dirigenti del Comune.
Anche a Parma si aspetta che si arrivi alla verità. «La cosa che fa più male - aggiunge Michela - è che siamo all'oscuro di tutto quello che succede. Inizialmente i funzionari del Comune di Massa rispondevano al telefono, adesso invece si fanno negare. E pensare che siamo turisti che hanno investito proprio nel loro territorio. Noi abbiamo pagato regolarmente, e siamo solo vittime di tutto quello che sta succedendo. Possibile che nessuno abbia mai controllato quanto accadeva? Noi vogliamo essere noi a rimetterci».
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