Da intervistatore a intervistato. Gabriele Balestrazzi, responsabile del sito della Gazzetta di Parma, ha risposto alle curiosità dei ragazzi di Giocampus. Argomento: il giornalismo, in tutte le sue declinazioni. «È strano - ammette -, di solito le domande le faccio io». Non stavolta. L’elenco dei quesiti preparato dai giovani redattori del «Giocampus Time» è lungo. Come ha iniziato? Quale il futuro di internet? E quello della carta? Web e sicurezza, come conciliarli? Balestrazzi deve rassegnarsi al ruolo di interrogato. «Internet l’ho scoperto a cinquant'anni - confessa -. Un giorno mio figlio mi inviò sul telefonino la foto del suo preside che dichiarava chiusa la scuola. Pubblicai subito notizia e foto sul sito della Gazzetta. Solo allora capii il potere del tempo reale». Il fascino dell’interattività. Già, perché internet cancella le distanze, promuove un’informazione immediata e partecipata. «Ma anche meno completa», puntualizza.
E la carta? «Parliamo di due tipologie di giornalismo molto diverse - aggiunge Balestrazzi -, che dal mio punto di vista possono convivere. I giornalisti dell’online devono investire sulla tempestività, quelli della carta sull'approfondimento. Quando i quotidiani arrivano in edicola la maggior parte dei lettori conosce già la notizia». Da Balestrazzi anche un consiglio ai ragazzi che ogni giorno curano il sito di Giocampus: «Potreste aprire uno spazio di dialogo per coinvolgere i vostri utenti, sarebbe bello. Il web deve rompere un muro, deve dar vita a un’informazione più democratica, fatta da tutti». E a chi gli chiede i segreti di un buon cronista risponde che tutto, o quasi, sta nella curiosità. «Dietro ognuno di noi c'è una storia, qualcosa di interessante da raccontare». Un valido giornalista deve saper cogliere quel quid, altrimenti meglio cambiare mestiere. Anche un accenno al difficile momento editoriale in corso: «Sono parecchi i giovani che si sacrificano per passione, è un lavoro che in tanti casi non paga. Non lo si fa per soldi, tantomeno in questo periodo. Per chi la ama, la mia è una professione che riempie la vita. Ad altri può non dare nulla». Gli incontri che le hanno trasmesso di più? «Ne ricordo tanti, due in particolare: quelli con Madre Teresa di Calcutta e Rita Levi Montalcini. E poi non dimenticherò quando ho sfiorato la mano del Papa, intervistato Berlusconi e Pertini. Ho attinto qualcosa da tutti, anche dalle storie più normali. Credo che un buon giornalista, in fondo, debba fare questo: imparare ogni giorno qualcosa di nuovo».
Inviaci il tuo commento
Condividi le tue opinioni su Gazzetta di Parma