Parma
Tagli alla scuola, l'Albertelli inaugura la «gita autogestita»

07 Maggio 2010 - 22:24
Monica Tiezzi
Mancano le insegnanti per portare i bambini in gita? I genitori si organizzano, noleggiano il bus, prendono un giorno di ferie ed ecco la «gita autogestita». Succede anche questo in una scuola strangolata dai tagli ministeriali.
A Parma succede all'istituto comprensivo Albertelli-Newton di via Newton. Oggi alle 8,30 si sono ritrovati davanti all'ingresso dell'istituto i bambini della seconda elementare, sezione A, con una decina di genitori: trascorreranno la giornata, fino alle 16,30, nella fattoria didattica Scalabrini del Ghiardo di Bibbiano, in provincia di Reggio Emilia. Dei 25 bambini della classe hanno dato forfait solo in quattro, per motivazioni personali: tutti i genitori hanno appoggiato l'iniziativa. Le insegnanti non saranno con la classe, perchè il taglio delle ore di compresenza ha di fatto abolito tutte le uscite didattiche.
La «gita autogestita» però, ci tengono a chiarire i genitori, non è un'iniziativa polemica nei confronti della scuola e dei docenti. «In un confronto con le maestre durante l'assemblea di classe, ci è stato spiegato che non sarebbe stata possibile il viaggio di istruzione. E' emerso che, con i tagli alle compresenze, risultava molto difficile continuare a fare una scuola di qualità - scrivono i genitori in una lettera aperta - . Gli insegnanti non posso più organizzare corsi di potenziamento o di recupero, anche perché si trovano a lavorare in classi che hanno sempre più bambini, 25/27, con situazioni altamente differenziate, con inserimenti in corso d'anno, con necessità linguistiche differenti, e con un numero crescente di bambini con difficoltà di apprendimento. Non possono più lavorare a classi aperte su laboratori o fare uscite didattiche anche brevi».
Il problema non è solo locale. Anche Famiglia Cristiana, in uno degli ultimi numeri, ha sollevato la questione, mentre alcune scuole del Reggiano si stanno muovendo come la classe dell'istituto di via Newton.
Il preside dell'Albertelli-Newton, Massimo Parmigiani, spiega che già l'anno scorso nessuna quarta elementare è andata in gita: «E' una discussione che abbiamo affrontato più volte. Rispetto al precedente anno scolastico ci sono state tagliate 27 ore settimanali, e i docenti sono passati da 48 a 47. E' una grossa scure: significa che per riequilibrare gli orari abbiamo dovuto attingere dalle compresenze. E' una protesta che non va fraintesa. Non è che le maestre non vanno perchè non sono pagate: questa è la punta dell'iceberg di una scuola pubblica cui vengono sottratte risorse fondamentali per il recupero, ad esempio, di bambini stranieri e in difficoltà».
«Vogliamo far uscire il malcontento dalle mura scolastiche mettendo al centro del dibattito i piccoli cittadini italiani che frequentano la scuola pubblica - dice Caterina Volpe Rinonapoli, rappresentante di classe e membro del Consiglio di istituto - Ci prendiamo anche le ferie per non far perdere ai bambini la gita. Ma siamo stufi di sobbarcarci spese che non ci competono».
I fondi ministeriali, spiegano i genitori, quest'anno sono stati usati in massima parte per pagare le supplenze per le assenze brevi, con la conseguenza che non si sono potuti realizzare i progetti che ampliavano l'offerta formativa. «E poi ci dobbiamo tassare anche per i gessi, la carta e le fotocopie, ed è precaria la fornitura del materiale di pulizia, della carta igienica e del sapone per le mani. Abbiamo organizzato anche delle lotterie, facendoci donare materiale da privati ed aziende, per aiutare la scuola» dice sempre la rappresentante di classe.
«Non crediamo più nei cortei con gli striscioni. Questa è una protesta costruttiva, che fa capire quanti sacrifici costa alle famiglie la situazione della scuola pubblica» aggiunge un'altra mamma, Silvia Sicuri. «Qualcuno ci ha accusato di volerci sostituire alle competenze della scuola. Non è così - aggiunge un'altra mamma, Nicoletta Soprani - La nostra iniziativa è anzitutto un appoggio alla scuola pubblica che deve essere messa nelle condizioni di offrire quanto è sua prerogativa offrire».
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