Centinaia di migliaia di bambini vengono sempre più privati di spazi fondamentali di verde e costretti a vivere in città e territori sempre più insani, squallidi e asociali. Il peggiore esempio è a Taranto, dove ogni bimbo ha a disposizione come "verde" uno spazio equivalente a una foglia di insalata (0,2 mq). Le cifre emergono dall’Atlante dell’infanzia in Italia, presentato oggi da Save the Children.
Tra i il 1998 e il 2006 la cementificazione del suolo ha raggiunti livelli altissimi in molte città italiane: in testa alla classifica Roma, con un incremento annuo di 336 ettari di suolo "impermeabilizzato", per un totale di 23 chilometri quadrati di costruzioni; seguono Venezia, Parma, Milano, Taranto. Napoli, pur non essendo nella top ten, condivide tuttavia con Milano il primato di città per tre quarti della sua superficie ricoperta da cemento e costruzioni e priva di aree verdi attrezzate.
Il Nord spicca anche per gli elevati tassi di inquinamento dell’aria, anche in rapporto al resto d’Europa: Torino, Milano, Brescia, Padova, Modena, Bergamo, Pescara, Napoli, Venezia, Rimini e Reggio Emilia si segnalano non solo in Italia ma anche in Europa per il maggior numero di giorni di superamento del valore limite di particolato, polveri sospese nell’aria che penetrano nelle vie respiratorie causando problemi cardio-polmonari e asma. E in molte di queste città risultano oltre i livelli di guardia anche le concentrazioni di biossido di azoto. E se la città peggiore per quantità di verde è Taranto, poveri di verde sono anche i bambini che vivono a Imperia, Savona, Lecco, Ascoli Piceno, Chieti, Crotone e Olbia che non possono contare su più di 5 mq di verde ciascuno. Il primato in positivo, cioè di capoluogo di provincia ben al disopra della media nazionale per verde pro-capite (che è di 106 metri quadri per abitante), spetta invece all’Aquila con 2.787 metri quadri, i cui giovani abitanti tuttavia debbono fare i conti con le ferite aperte e lasciate dal terremoto.
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pgaibazzi
20 Novembre @ 11.04
La distruzione del suolo è gravissima per l’ambiente, la salute (tumori, malattie respiratorie, allergie ecc.), l’economia. Occorre recuperare gli edifici esistenti, ristrutturare e/o sostiture edifici di scarso valore o decisamente brutti e non consumare più suolo. L’ordine delle priorità va ristabilito: prima la salute, la qualità della vita, della convivenza sociale. Abbiamo il patrimonio culturale e artistico maggiore al mondo (che lasciamo colpevolemente cadere), prodotti di eccellenza che rischiano di scomparire. Da lì possono nascere ricchezza e occupazione. No Tibre, basta bretelle, termovalorizzatori e centrali a biomasse… Spero che Barilla (e imprenditori illuminati) sappiano orientare diversamente la politica produttiva perchè la Fodd walley non richiede solo promozione, pubblicità ma politiche concrete. Ad esempio nelle centrali a biomasse bruceranno legno e mais! prodotti dai fertilissimi terreni dell’Emilia. Si tolgono inutilmente terreni produttivi per installare utilissimi pannelli solari che potrebbero stare sui tetti. Perchè Barilla non stringe accordi con i nostri agricoltori per produrre e ritirare cereali biologici e preparare prodotti di qualità certificata a Km zero? Qualità, salute, occupazione, cultura, scienza e ricerca. Non asfalto e cemento!
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sabcarrera
18 Novembre @ 22.47
Ma il cemento rende veramente o le industrie "private" del cemento sono sempre a batter cassa dal contribuente?
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francesco
18 Novembre @ 17.50
Dunque, Parma è la terza città d'Italia "per occupazione del territorio", ossia in soldoni, cemento ( con tutto quel che si porta dietro anche in termini di criminalità mafiosa), alle spalle di Roma e Mestre-Venezia, mentre Milano e perfino il sud arrancano sotto. E’ proprio il caso di dire che questa notizia è l’ultima, forse la più pesante delle tegole che ormai cadono come piovesse sulla testa del povero Vignali, perché colpisce al cuore il sistema di potere, fondato appunto sul cemento, che governa la città dai tempi di Ubaldi, e “ temprando lo scettro a' regnatori gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela di che lagrime grondi e di che sangue”, per citare Ugo Foscolo. Del resto ormai gli stessi industriali che lo avevano plebiscitato come sindaco tre mesi prima dell’annuncio ufficiale della sua candidatura alle elezioni comunali , e dunque di conserva la stessa Gazzetta di Parma ( che ormai guarda alle sue disavventure con un distacco da giornale anglosassone che non è mai stato nelle sue corde e spara pure quest’ultima notizia con bella evidenza senza remore censorie) hanno mollato il sindaco Vignali . Insomma, da destra e da sinistra la tenaglia si stringe.......
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cavazzini francesco
18 Novembre @ 17.20
il cemento rende di piu' del verde, chi se ne frega della salute vero?
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cele
18 Novembre @ 16.41
E fossero almeno belle queste costruzioni, sia abitazioni che centri commerciali, anche esteticamente sono un pugno in un occhio. Ma gli architetti non avrebbero avere anche un senso estetico?
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