Pochi giorni fa la scomparsa di Paolo Menozzi (Pavlèn), alfiere della parmigianità e grande interprete del dialetto parmigiano. La figlia, Roberta, lo vuole ricordare così.
Chi era Pavlèn
Pavlèn era mio padre.
Un papà severo, che non mi ha mai accompagnato al parco, che non ha mai giocato con me, che non si lasciava mai andare a complimenti, carezze e baci.
Era un papà d’altri tempi, tempi in cui la miseria, la sofferenza e i sacrifici erano all’ordine del giorno. La vita gli aveva riservato grandi dolori, ricordo quando diceva che perdere una figlia era paragonabile a una bomba che scoppia e ti dilania dentro. Il dolore sapeva tenerselo dentro e a chiunque gli chiedesse: «Pavlèn conta l’ultma», sapeva sempre regalare una risata.
Da lui ho imparato l’onestà e il rispetto verso se stessi e verso gli altri, l’importanza della famiglia, l’amore per la musica e per la cultura popolare.
Nonostante la sua severità e il suo essere un pò «sgruso», sapevo di potere sempre contare sul suo appoggio e sulla sua presenza in ogni momento.
Adesso che non c’è più il mio cuore e i miei occhi sono pieni di lacrime, è triste essere consapevoli che se vorrò ascoltarlo recitare «I dan l’Otello» dovrò accendere il computer e accontentarmi di una registrazione, è triste sapere, che la prossima Vigilia di Natale, non sarà più seduto a capotavola con quella sua espressione dura che però lasciava trasparire quanto andasse fiero della sua bella famiglia.
La tristezza rimarrà per sempre in fondo al mio cuore, ma la sua ironia e la sua capacità di far sorridere , mi terranno la mano e mi accompagneranno per il resto della vita.
Questo era Pavlèn, questo era il mio papà.
Ciao Papi, mi manchi tanto
Roberta.
Inviaci il tuo commento
Condividi le tue opinioni su Gazzetta di Parma