Chiara Pozzati
Hanno viaggiato tutta la notte. In fuga da uno dei centri d’accoglienza che li aveva ospitati subito dopo lo sbarco in Italia. Sono i sei i profughi tunisini che, ieri mattina, sono approdati in questura invocando l’articolo 20, che sancisce il diritto di richiesta di protezione umanitaria per i figli di una terra devastata dalla guerra. Sono arrivati di buon’ora, quando il treno s' è fermato lungo la banchina non c’era nessuno ad attenderli. A quel punto si sono diretti in borgo della Posta per chiedere aiuto. Il Comune, immediatamente allertato, si è attivato per gestire la nuova «mini-emergenza».
I sei sono stati tutti accolti nella struttura di Martorano dove hanno trascorso la notte insieme agli altri connazionali arrivati in città lunedì scorso. Tutti sono stati identificati e controllati e, in attesa di nuove direttive in accordo con la Regione, l’amministrazione ha assicurato un pasto caldo e un alloggio ai giovani nordafricani fuggiti due volte.
Non è ancora chiaro però il centro d’accoglienza da cui provengono e neppure cosa li abbia spinti a scegliere proprio Parma come meta. Molto probabilmente la nostra città rappresenta solo una tappa del loro peregrinare, il loro obiettivo è raggiungere parenti o familiari sparsi tra Francia e Germania.
Quel che è certo è che provengono da uno dei tanti centri del Sud Italia, presumibilmente al collasso. Non dev’essere stato difficile per loro confondersi tra i viaggiatori e infilarsi nel primo treno diretto nel Ducato e la prima mossa è stata raggiungere la questura. L’assessorato al Welfare ha poi chiuso il cerchio, facendosi carico dei nuovi arrivati.
Siamo ancora lontani dal limite dei posti d’accoglienza fissato dal sindaco: stando alle dichiarazioni delle scorse settimane, infatti, Vignali ha parlato di non oltre 20 posti entro i confini cittadini e, attualmente, il Comune ospita cinque tunisini dirottati a Parma lunedì scorso il 18 maggio e quattro minorenni arrivati l’11 aprile. Alcuni di loro hanno già lasciato la nostra città diretti altrove.
L’allerta rimane comunque alta, e continuano i contatti tra la cabina di regia della Regione e il nostro territorio, soprattutto per una questione organizzativa. Intanto fino alla prossima settimana non sono previsti altri arrivi «ufficiali». La nuova ondata di sbarchi dovrebbe riguardare soprattutto profughi dalla Libia.
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Gio
28 Aprile @ 09.51
Una farsa. In Tunisia non c'è la guerra. Abbiamo le carceri piene ! Di Nordafricani !Se non c'è lavoro cosa faranno ?
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