Caterina Zanirato
Lo sport è un gioco. Ma è un gioco educativo, basato su principi che regolano la vita di tutti: l’impegno per ottenere risultati, l’allenamento, il sacrificio, il rispetto delle regole. Oltre ad essere un potente strumento di aggregazione. Proprio per questo, la disciplina sportiva spesso è utilizzata come cura, per smuovere qualcosa nei pazienti del dipartimento salute e igiene mentale dell’Ausl di Parma.
Il convegno
Di questi argomenti e dei servizi offerti dall’azienda sanitaria si è parlato quindi nel convegno organizzato ieri mattina all’auditorium Paganini dall’Ausl in collaborazione con Comune, Provincia e Coni nell’ambito di Parma città europea dello sport, intitolato «Abili allo sport: attività sportiva svolta dalle persone con problemi e disabilità mentale». «Esiste una piccola equipe dipartimentale - spiega Franco Giubilini, direttore del dipartimento di igiene e salute mentale dell’Ausl - che si occupa proprio di usare lo sport come metodo di cura, soprattutto per le persone che soffrono di alcuni disagi nelle relazioni e di autostima. Si organizzano sia eventi singoli, come partite, sia delle manifestazioni internazionali, di tutte le discipline, dal calcio alla vela, dall’Alpinismo agli sport invernali. Questo per inserire le persone nel contesto più adatto a loro perché ognuno ha le proprie necessità e i propri problemi da superare».
Il benessere psicofisico
Il risultato è comunque garantito: «Per prima cosa si cambia il proprio modo di approcciarsi agli altri, entrando in un rapporto stretto con altre parole - continua Giubilini -. Questo aspetto è molto utile per chi ha problemi relazionali. In secondo luogo, si aumenta il benessere psicofisico della persona, agendo sul corpo e sulla mente e regalando così una maggior sicurezza di sé stessi e autostima». Al congresso di ieri, inoltre, hanno voluto portare il proprio saluto e i propri ringraziamenti anche Walter Antonini, assessore allo sport provinciale, e Gianni Barbieri, presidente provinciale Coni di Parma. Sono intervenuti poi famigliari, utenti e responsabili di vari progetti che uniscono lo sport alla disabilità mentale, per curarla e superarla.
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