Jeans, giubbottone blu con lo stemma «azzurro» e le quattro stelle che simboleggiano i mondiali di calcio vinti, volto tirato, Giovanni Paolo Bernini è tornato in città da detenuto. Sceso dal cellulare della polizia penitenziaria intorno alle 9 è stato accompagnato in procura dai «baschi blu». E' durato nove ore il faccia a faccia con il pm Paola Dal Monte. Ma dal computo finale vanno tolte le ore utilizzate per la verbalizzazione e un paio di pause. Di certo, però, Bernini non è stato sentito solo sulle accuse contenute nell'ordinanza di custodia cautelare. A più di due settimane dal suo arresto l’ex assessore ai Servizi educativi del Comune, è stato interrogato fino alle 18 sui reati di corruzione e peculato che gli vengono imputati nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte tangenti per l’appalto delle mense scolastiche.
Bernini è apparso molto provato dalla misura di custodia cautelare in carcere e stando al suo legale, Mario Bonati che difende l'ex assessore con l'avvocato Nicoletta Marassi, «ha risposto a tutte le domande che gli sono state poste dagli inquirenti».
Da quanto emerge il pm e la Guardia di Finanza hanno voluto chiarimenti da Bernini non solo sulle ipotesi di reato contestate nell’ordinanza di custodia cautelare, ma hanno chiesto riscontri anche su altre vicende che emergerebbero dalle intercettazioni telefoniche cui l’ex assessore è stato sottoposto nel corso del lungo periodo di indagine. L’ex assessore, sempre stando al suo legale, avrebbe «fornito elementi soddisfacenti» anche in relazione a tali fatti e circostanze. L'interrogatorio del componente della Giunta del sindaco Pietro Vignali, che ha rassegnato le dimissioni da primo cittadino nei giorni successivi all’arresto del suo assessore, è solo l’ultimo di una lunga serie avviata dalla Procura fin dalla scorsa settimana. Negli uffici del Palazzo di Giustizia parmigiano sono passati molti degli indagati nelle inchieste «Green Money II» (presunte tangenti per il verde pubblico, definita a giugno) e «Easy Money» (quella in cui è coinvolto Bernini). Dopo l’interrogatorio di Carlo Iacovini, dirigente del Comune, finito in manette nel blitz della Gdf del 24 giugno scorso (nel corso del quale furono arrestate altre 10 persone, tra cui un altro dirigente comunale e il capo della polizia municipale di Parma). Iacovini è rimasto negli uffici della Procura per circa otto ore e tornerà a farsi sentire, dopo oltre tre mesi e mezzo di carcerazione preventiva, il prossimo 17 ottobre. È uno dei personaggi «chiave» dell’inchiesta «Green Money II» assieme ad Emanuele Moruzzi, dirigente del settore Ambiente considerato dagli inquirenti la «mente» del giro di fatture gonfiate o per lavori inesistenti scoperto dalla Gdf. Moruzzi sarà sentito per la prima volta oggi dagli inquirenti che attendono dall’indagato conferme e riscontri alle accuse di corruzione. Secondo la Procura i dirigenti arrestati, in concorso con alcuni imprenditori, avevano architettato un sistema di assegnazione degli appalti che consentiva di «drenare» dalle casse del Comune consistenti somme di denaro. Il giro ammonterebbe a circa 500mila euro. L'inchiesta che, ha detto il procuratore Gerardo La Guardia, sta continuando ancora dopo gli arresti di giugno ha aperto scenari inquietanti sulla diffusione della corruzione nella città emiliana e, di fatto, è costata la poltrona al sindaco Pietro Vignali.
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