di Mariacristina Maggi
Più che l’efficienza della giustizia alla classe politica italiana interessa il blocco delle intercettazioni e la non obbligatorietà dell’azione penale». Parole dell’ex magistrato torinese Bruno Tinti, per la prima volta in scena stasera al Teatro Due (ore 21) in anteprima nazionale con «XL Extra Legem Giustizia su misura», tratto dalla sua ultima fatica letteraria (dopo il successo di «Toghe rotte») «La questione immorale» (Chiarelettere) e diretto da Franco Travaglio (fratello di Marco, ndr). Per oltre un’ora Tinti si cimenterà in un susseguirsi di conversazioni e dimostrazioni illustrando, con dati alla mano, «fotografie» sulla giustizia italiana. «Ho scelto di affacciarmi alla scena teatrale semplicemente per raccontare la verità, visto che nel nostro Paese l’informazione è tendenziosa, spesso sbagliata, e quindi la gente vive nell’ignoranza: non so se aprire gli occhi potrà cambiare le cose, ma come recita quel detto romano: «quante ne ho prese, ma quante gliene ho dette...», ha spiegato Tinti in un’intervista telefonica, sottolinenando che «nel nostro Paese non c'è tanta democrazia poiché il potere legislativo e quello esecutivo sono nelle mani delle stesse persone, che più che altro si occupano di leggi ad personam: la nostra costituzione ha un sistema perfetto, ma è sporcato da leggi ridicole». E nel corso dell’affabulazione il procuratore toccherà molti temi delicati, tra i quali la separazione delle carriere, e spiegherà perchè si vogliono sopprimere le intercettazioni - «senza le quali non si fanno i processi» - e come mai la maggior parte dei casi si chiude con una prescrizione. E tra le parole di Tinti, nonostante la lunga espierenza sul campo, c'è ancora tanto stupore e indignazione, vergogna. E molta amarezza, quando afferma: «purtroppo la maggior parte degli italiani si riconosce nella nostra classe dirigente, la invidia e vorrebbe comportarsi nello stesso modo». Non solo critiche al sistema, ma anche rimedi. Anche se debole è la speranza, ma come conclude lo stesso Tinti: «Se inaspettatamente nel 1989 è caduto il muro di Berlino, significa che forse le cose possono ancora cambiare». Lo spettacolo è promosso dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Parma in collaborazione con Fondazione Teatro Due. Biglietteria: 0521.230242.
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