Provincia-Emilia
Meloni, intramontabile pittore del Po

21 Ottobre 2010 - 19:23
Paolo Panni
Ha alle spalle qualcosa come 84 anni di carriera, oltre tremila opere realizzate fra quadri ed affreschi «sbarcati» in ben tre Continenti: Europa, Africa ed America del Sud. Se questi non sono record, poco ci manca per Vittorio Meloni, intramontabile «pittore del Po» che, alla veneranda età di 92 anni, continua a maneggiare pennelli e tavolozza come se fosse un ragazzino. Nativo di Santa Croce di Polesine, da sempre vive a Zibello con l’arte della pittura che gli scorre, più che mai, nelle vene. Non c'è stato un solo giorno, della sua vita, in cui non abbia messo mano ai pennelli. E se la sua casa è ormai una «galleria» che «straripa» di opere d’arte, anche in paese sono tante le abitazioni impreziosite dai suoi quadri ed affreschi. Diverse sono le tecniche che utilizza, dall’olio su tela per proseguire con il quarzo su sabbia selezionata e la polvere di marmo. Ultimamente ha anche «abbracciato» la tecnica del disegno a seppia: perché, a 92 anni, è giusto imparare nuove espressioni artistiche. Per quanto riguarda i soggetti, Meloni ha sempre avuto una particolare inclinazione per il Grande fiume (da qui l’appellativo di «pittore del Po»), la natura, gli scorsi della sua terra, ma anche le donne ed i soggetti religiosi. «Tutto quello che riguarda la natura - commenta - mi piace perché si tratta della cosa più bella che Dio ci ha dato insieme ai bambini e alle donne». Il primo dipinto lo ha realizzato che aveva 8 anni, «immortalando» la chiesa parrocchiale di Santa Croce di Polesine. Da lì ha avviato la sua incredibile ed interminabile produzione artistica, ispirandosi sempre a pittori del calibro di Caravaggio, Michelangelo e Correggio. Ed il fatto che di lavoro ha sempre svolto l’imbianchino, dimostra il suo incessante contatto coi pennelli. E’ riuscito a lasciare tracce delle sue capacità artistiche anche in tempo di guerra, quando indossava la divisa dei bersaglieri in Tripolitania. «Mentre mi trovavo in prima linea - ricorda - avevo un album da disegno e disegnavo in continuazione. Un giorno il colonnello mi mandò a chiamare perché il tecnico comunale di Tripoli aveva visto alcuni dei miei disegni e mi incaricò di realizzare alcuni dipinti per il teatro di quella città. Poi dipinsi anche in un convento di una città poco distante dove conobbi una suora molto buona e, grazie a lei, ebbi l’opportunità di affrescare anche una chiesa di Bendasi». Meloni, durante il periodo del secondo conflitto bellico ha rischiato anche di essere inviato in Russia, ma riuscì ad evitare la spedizione concordando, con un soldato tedesco, il dono di un quadro. «Così - scherza - qualcosa è finito anche in Germania ed una decina di quadri li ha anche mio nipote in Brasile». E come non ricordare le sue collaborazioni con pittori come Walter Madoi e Giuseppe Moroni? Facendo emergere uno dei tanti aneddoti ricorda che «un giorno Walter Madoi mi suonò il campanello di casa alle 6 del mattino, proveniente da Milano. Eravamo amici e doveva ancora far colazione. Io non avevo molto da offrire; si accontentò di quattro uova in padella preparate da mia moglie Bruna e di una bottiglia di buon vino bianco. Con Walter - prosegue - affrescammo anche il ristorante Al Cavallino Bianco di Polesine. Con Giuseppe Moroni invece ho collaborato a dipingere le chiese di Castelvetro Piacentino, Santa Croce, Polesine e Spigarolo». Da un po' di anni Meloni si è anche «specializzato» nella realizzazione di soggetti religiosi. Se oggi diverse chiese della zona sono arricchite dalle sue opere è grazie, soprattutto, alla sua generosità perché lui, va detto, non ha mai chiesto nulla in cambio. «I soldi - afferma dall’alto della sua enorme saggezza - non sono tutto nella vita. Ci sono cose molto più importanti».
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