E' morto fucilato, tenendo il breviario nella mano sinistra e la destra sulla fronte, nell’atto di farsi il segno di croce. Don Giuseppe Beotti, parroco di Sidolo dal '40 al '44, è un martire della carità. Una figura straordinaria che potrebbe salire agli onori degli altari. A Gragnano (Pc), monsignor Gianni Ambrosio, vescovo della diocesi di Piacenza (a cui appartengono Bardi, Sidolo e altri paesi dell'Appennino parmense), ha aperto la causa di beatificazione.
Nato a Gragnano il 26 agosto 1912, don Giuseppe è il quarto di sei figli. Entra in seminario, viene ammesso al Collegio Alberoni e, il 2 aprile 1938, riceve l’ordinazione sacerdotale dal vescovo Ersilio Menzani. Compie il suo primo servizio a Borgonovo (Pc), dove trascorre 15 mesi, e il 21 gennaio 1940 fa il suo ingresso a Sidolo di Bardi. La parrocchia è povera, disagiata e isolata. Don Beotti si dedica ai poveri, ai malati, ma soprattutto ai giovani, per i quali nutre una predilezione. Nel periodo bellico, si distingue per i suoi gesti di carità verso partigiani, ebrei e soldati feriti. «E' stato uno sprazzo di luce per la gente e per la montagna - spiega monsignor Domenico Ponzini, postulatore della causa di beatificazione - Ha saputo risvegliare le coscienze e dedicarsi totalmente agli altri. Era amatissimo dalla sua gente. Ha aiutato degli ebrei a fuggire in Svizzera, ha dato ospitalità a chiunque avesse bisogno. Era così disponibile e generoso che dimenticava le sue esigenze, al punto di arrivare a donare la propria vita per gli altri».
Il 20 luglio del 1944 i tedeschi giungono in paese e nel corso di un rastrellamento lo fucilano assieme a don Francesco Delnevo, parroco di Porcigatone, ed al seminarista di Parma Italo Subacchi. Don Giuseppe muore alle 16.15.
«Ci fu un terribile rastrellamento - racconta monsignor Ponzini - e don Beotti restò in paese con Delnevo e Subacchi. All’arrivo dei tedeschi issarono sulla chiesa una bandiera bianca, ma fu intesa come un segnale ai partigiani e vennero fucilati. Poteva scappare con gli altri parrocchiani, ma rimase, offrendosi per salvare gli altri paesani».
Con l’apertura della causa di beatificazione si è insediato il tribunale ecclesiastico, che dovrà esaminare il processo. E' composto da: monsignor Renzo Rizzi, giudice delegato; monsignor Domenico Ponzini, postulatore; don Massimo Cassola, promotore di giustizia; Dario Carini, notaio e Luigino Taramino, notaio aggiunto. Domenica a Gragnano, Bardi era rappresentata dall'assessore Franco Gandolfini e dal consigliere Luigi Boccacci. Nell'occasione, il vescovo Ambrosio ha sottolineato il valore della testimonianza di don Beotti «martire della carità».
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