BORGOTARO
Nel Piano attuativo locale (Pal) l'organizzazione dei percorsi di lungodegenza e riabilitazione veniva considerata dai gruppi di monitoraggio una criticità a livello provinciale, su cui intervenire. Un nuovo modello organizzativo è stato sviluppato all'Ospedale Santa Maria Nuova di Borgotaro, e si candida a diventare un punto di riferimento per le altre realtà del territorio.
Le caratteristiche e i primi risultati del progetto sono stati illustrati ieri dal direttore del compartimento medico dell’ospedale, il professor Alberto Caiazza, da Giuseppina Frattini, direttrice del Distretto sanitario, da Mariella Cirelli, medico della lungodegenza, da Giuseppina Delnevo, coordinatrice del percorso infermieristico e dall’infermiera Tiziana Rizzi.
«Gli obiettivi del Pal 2009-2011, per la lungodegenza, - ha spiegato Caiazza - scaturivano da effettive criticità, legate alla sempre maggior complessità dei pazienti, affetti da polipatologie e dalla necessità di sviluppare nuovi modelli organizzativi clinico-assistenziali. La sfida era fornire una reale continuità assistenziale tra ospedale e territorio a favore dei pazienti ricoverati in reparti per acuti. Per ottenere ciò, da dicembre 2009 è stato avviato il progetto di sviluppo di un percorso strutturato fra i Dipartimenti di Medicina e Cure Primarie. Il percorso prevede un iter diagnostico-terapeutico in acuto, nell’Unità Operativa di Medicina e nell’Unità Funzionale Cardiologica, ed una stabilizzazione in Lungodegenza, fino alla dimissione protetta al domicilio. Quindi, nello stesso piano del Dipartimento di Medicina, coesistono una Terapia intensiva, un’Unità subintensiva, un reparto per acuti ed una lungodenza».
La dottoressa Cirelli ha spiegato che l’Unità di Lungodegenza borgotarese «ha come sua peculiarità distintiva la presenza di un’équipe multiprofessionale, costituita dalle figure del medico, dello psicologo, del fisiatra, del fisioterapista, dell’assistente sociale, e da personale di comparto specificamente formato». Tiziana Rizzi, dell’équipe infermieristica, ha posto l’accento sull'aspetto della formazione, «intesa non solo come miglioramento tecnico-professionale, ma anche come crescita dell’équipe, nei suoi aspetti principali: coesione, integrazione, condivisione, motivazione, obiettivi comuni». Per le conclusioni, è intervenurta la dottoressa Frattini: «A distanza di un anno dall’inizio del progetto - ha detto - i dati quantitativi, ma soprattutto di qualità e gradimento percepiti, sono nettamente migliorati. Per tali motivi, ho inserito nel Piano di Attività 2011, il suo proseguimento, nella certezza che tale modello di Lungodegenza potrà diventare non solo un valore aggiunto nell’ambito sanitario di questo Distretto ma anche un riferimento per altre realtà». F.B.
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