Franco Brugnoli
BORGOTARO - La polemica del fungo prosegue. Alla luce delle rimostranze del sindaco di Bardi, Giuseppe Conti, apparse sulla «Gazzetta», relative al mancato inserimento del capoluogo della Valceno, nell’area (allargata) del fungo di Borgotaro, ha voluto replicare il presidente del Consorzio del Fungo «Igp» di Borgotaro, prof. Roberto Dellapina.
«Io vorrei precisare che non abbiamo nulla contro la zona di Bardi. Anzi i suoi funghi saranno sicuramente ottimi, lo dico senza retorica, però intendo ribadire che non ci sono motivazioni storiche provate, che leghino Bardi al fungo di Borgotaro. Basti pensare che il territorio «Igp» non comprende neppure tutta la zona di Borgotaro, ma solo quello della «destra Taro».
Poi vorrei pure precisare che la terza domenica di settembre, a Borgotaro, non si è discusso di questo allargamento (di cui si parla da almeno 7 o 8 anni), ma se ne è solo data comunicazione ufficiale. Il testo delle proposte di modifica è infatti già al vaglio della Commissione Europea. Nei vari documenti del Comune di Bardi, in merito alle modifiche al disciplinare di produzione, negli allegati, non si cita in alcuna occasione, l’espressione funghi di Borgotaro, ma si tratti genericamente di funghi».
Intanto ricordiamo che «Igp» è stato ottenuto, per il fungo di Borgotaro, nel 1993; nel ‘95 è stato fondato il Consorzio di tutela e nel 1996, il prezioso micete è stato riconosciuto anche a livello europeo. Ora l’allargamento, per cui l’area riguarda alcune porzioni dei comuni di Borgotaro, Albareto, Bedonia, Berceto, Compiano, Tornolo, Pontremoli e Zeri. Queste due ultime località sono nel versante toscano. Le new-entry sono Bedonia, Berceto, Zeri, Compiano e Tornolo.
Per quanto riguarda la documentazione storica, «il testo che si può ritenere di riferimento, cioè «Il Fungo di Borgotaro» scritto da Bellini e dato alle stampe nel 1933, non menziona in alcun modo il territorio di Bardi. Queste considerazioni sono fondamentali perché, si ribadisce nuovamente, l’impianto argomentativo delle richieste di modifica al disciplinare è basato su documenti storici che lo legittimino».
Con questo, il Consorzio pare comunque non voglia chiudere le porte in ogni modo a Bardi: «Rimane certo la disponibilità del Consorzio – ha detto Dellapina - ad approntare insieme al Comune di Bardi, una eventuale strategia, per verificare se si possa intraprendere un nuovo iter al termine di quello presente».
Inviaci il tuo commento
Condividi le tue opinioni su Gazzetta di Parma
gianfranco ferrari
19 Ottobre @ 21.05
In questo momento drammatico da non hanno null'altro da pensare?
Rispondi