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Papilloma virus: nuovo vaccino targato Parma

08 Marzo 2009 - 18:44
Un nuovo vaccino, polivalente e a basso costo, contro l’Hpv (il Papilloma virus umano), l’agente infettivo responsabile del tumore al collo dell’utero, è allo studio nei laboratori parmigiani del dipartimento di Biochimica e Biologia Molecolare, grazie alle ricerche di Simone Ottonello e Angelo Bolchi, insieme a Nadia Moretto (attualmente ricercatrice presso la Chiesi Farmaceutici) e alla dottoranda Elena Canali. «Siamo sulla buona strada: abbiamo ottenuto un primo prototipo, depositato il relativo brevetto e pubblicato i primi risultati sulla rivista Vaccine, ora stiamo lavorando a un vaccino ancora più efficace e alla sua formulazione» conferma Ottonello.
La proposta di iniziare questo studio, a cui ha contribuito anche l’attuale responsabile dell’HPV Biology Group dell’International Agency for Research on Cancer (Organizzazione Mondiale della Sanità) è giunta ai biologi molecolari parmigiani dal German Cancer Research Center di Heidelberg, il centro ricerche di Harald zur Hussen, che per primo ha individuato il collegamento tra Hpv e tumore al collo dell’utero e che proprio per questo nel 2008 ha ricevuto il Nobel per la medicina. L’interesse per l’approccio sviluppato dai ricercatori dell’Università di Parma è stato motivato dagli incoraggianti risultati da essi ottenuti in collaborazione con Chiesi Farmaceutici nello sviluppo di un vaccino contro l’Alzheimer (vedi box). Ora tedeschi e parmigiani figurano come coinventori in una domanda di brevetto per il vaccino di prima generazione e presto Elena Canali partirà per Heidelberg per sperimentare sui topi un vaccino di seconda generazione, che sembra ancora più promettente.
«Nel corso di studi precedenti» continua Ottonello, «avevamo messo a punto un metodo per esporre specifici peptidi (frammenti proteici costituiti da 10-15 amminoacidi), sia in forma singola, sia concatenata, all’interno di una piccola proteina batterica che funzionando come una sorta di impalcatura molecolare faceva in modo che questi assumessero una corretta struttura e funzionalità. La Chiesi Farmaceutici, nella persona del vicedirettore Ricerca e Sviluppo Bruno Imbimbo, ci ha spinto ad applicare questa tecnica ai vaccini, e in particolare a un prototipo di vaccino peptidico ricombinante contro la malattia di Alzheimer. Ora stiamo utilizzando la stessa tecnologia, con peptidi differenti, per il vaccino contro l’Hpv e stiamo valutando proposte per vaccini diretti verso altre patologie, ma anche per nuove applicazioni nell’ambito della diagnostica».
Nel caso dell’Hpv la sfida è quella di ottenere un vaccino a costo inferiore, ma a spettro d’azione più ampio, rispetto ai due vaccini attualmente in uso (che sono piuttosto costosi e offrono una buona protezione nei confronti di solo quattro ceppi di Hpv): «esistono oltre cento ceppi diversi di Hpv e almeno una decina di essi, distribuiti in modo geograficamente non uniforme, possono provocare il tumore al collo dell’utero» puntualizza Ottonello, che rivela come uno degli obiettivi principali di questo studio sia proprio quello di utilizzare un vaccino di questo tipo anche nei paesi in via di sviluppo. «Per questo ci siamo concentrati su una proteina della superficie virale che è molto conservata in tutti i ceppi di Hpv e in essa abbiamo individuato 5 possibili peptidi bersaglio, ognuno dei quali, in forma singola o concatenata per un totale di 15 diversi prodotti ricombinanti, è stato valutato come potenziale vaccino. Abbiamo determinato la capacità di ogni peptide di indurre la produzione di anticorpi contro l’Hpv ottenendo risultati positivi in tutti i casi. In un caso poi si è osservata la produzione di elevate quantità di anticorpi neutralizzanti, cioè gli anticorpi che bloccano il funzionamento del virus (gli altri anticorpi possono essere utili per diagnosticare l’infezione ma non impediscono al virus di attaccare le cellule)». E’ proprio concentrandosi su questo peptide, derivato dalla proteina «L2» dell’Hpv che si sta mettendo a punto il nuovo vaccino. «Il primo prototipo si è dimostrato efficace sui topi, ora speriamo che il secondo sia come pensiamo ancora più potente: se sarà così, già entro l’estate si potrà iniziare la sperimentazione sulle scimmie (non a Parma, ndr) e per il 2010 un’industria indiana sarebbe pronta a iniziare uno studio pilota sull’uomo».
Intanto il gruppo di Ottonello e Bolchi sta lavorando a nuove impalcature molecolari di origine microbica e a nuove modalità di formulazione (e somministrazione), tra cui una basata su un microrganismo vivo contenente il gene corrispondente al peptide candidato per il vaccino Hpv: «si potrebbe pensare di somministrare direttamente il microrganismo, reso innocuo, nell’uomo e indurre così la produzione di anticorpi anti-Hpv con un notevole risparmio rispetto alle attuali tecnologie».
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