di Michele Zanlari
Gli occhi bagnati da un sole nascente, il sorriso stretto tra labbra mute nell’attesa di manifestarsi. La fisionomia appartiene a Riccardo Scamarcio, i gesti sono quelli di un migrante che raggiunge la Francia su una carretta del mare, mentre la macchina da presa rappresenta un elemento esemplificativo del cinema di Costa-Gavras: democratica sui volti, aristocratica nello stile e autarchica nella deriva narrativa. «Verso l’Eden» - più significativamente «L’Eden à l’Ouest» nell’originale - arriva dalla serata conclusiva del recente Festival di Berlino con un carico d’implicazioni morali che pesano più sul mercato italiano che non su quello francese, il paese produttore del film. Elias sbarca in Costa Azzurra, si nasconde in un costoso villaggio turistico e inizia un viaggio clandestino per Parigi.
Pur senza giungere alle irreversibili conseguenze culturali isolate da Laurent Cantet in «Verso sud», Costa-Gavras racconta l’occidente attraverso il forte senso d’estraneità (linguistica e morale) che accompagna il protagonista. Il regista guarda con cinismo alla coesistenza - in certi casi forzata - di fiaba e dramma. Come un sottoproletario pasoliniano, Scamarcio affronta un mondo di modernizzazione senza sviluppo. Senza ferocia, però. Quella resta nell’animo dell’attore italiano, sopita nella sua ignorante bellezza, in quegli occhi aperti su un’alba che lo accompagna.
Giudizio: 3/5
Scheda:
Titolo originale: Vers L'Ouest
Regia: Constantin Costa-Gavras
Sceneggiatura: Costa-Gavras, Jean-Claude Grumberg
Fotografia: Patrick Blossier Shore
Musiche: Armand Amar
Interpreti: Riccardo Scamarcio, Juliane Kohler, Ulrich Tukur, Anny Duperey
Genere: Drammatico
Francia/Grecia/Italia, colore, 1h50'
Dove: Capitol
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