spettacoli
Bercini: «Gli Scrooge di oggi? Sono i politici»
Il regista di Ca' Luogo d'Arte: «Povertà è mancanza di cultura»
Maurizio Bercini
26 Dicembre 2013 - 19:47
Francesca Ferrari
Il periodo del Natale è quel tempo dell’anno in cui amiamo rifugiarci nella sincerità dei nostri affetti più cari, nella sicurezza di credenze e tradizioni, nella certezza dei nostri rituali familiari. Ma condividere il clima di festa a teatro, assistendo alla rappresentazione di un classico come «Canto di Natale» di Dickens, potrebbe regalare un’emozione speciale ed indimenticabile. Così il Teatro Europa ha pensato al suo affezionato pubblico (e a chi vuole conoscerlo meglio), ospitando dal 26 al 28 dicembre (con repliche alle 16.30 e alle 20.30) lo spettacolo della compagnia «Ca' Luogo d’Arte» che da anni, sempre con grande successo (anche all’estero), rende omaggio al capolavoro dickensiano. Un lavoro, realizzato con la collaborazione del Theatre Jeune Publique di Strasburgo e Teatro delle Briciole, rivolto, oggigiorno è il caso di ribadirlo, «a grandi e piccini» e dove musica dal vivo e arte recitativa di attori «di mestiere» (inteso nell’accezione più nobile del termine) si fondono magicamente, tanto da diventare «un racconto in musica». In scena Giulio Canestrelli, Pier Giorgio Gallicani e Francesca Grisenti, musiche originali di Paolo Codognola, che le esegue dal vivo con Nicholas Forlani e Stefano Schembari (biglietti: adulti 8 euro, ragazzi 6, info e prenotazioni allo 0521 243377 o all'indirizzo mail europateatri.pr@gmail.com).
Chiediamo al regista Maurizio Bercini, nonché direttore artistico di «Ca’ Luogo d’Arte» perché la scelta di Dickens?
«Tutto è nato pensando alla città di Strasburgo e al suo famoso mercatino natalizio: tutto curatissimo, pieno di bancarelle, di oggetti da comprare, di dolci, regali. L’idea originale era di allestire un panettone gonfiabile come scena e rappresentare la storia di Scrooge per sottolineare il contrasto tra quello che veniva raccontato e la corsa agli acquisti del mercatino circostante. Non dobbiamo dimenticare che il Natale, oltre ad essere una festa religiosa e un periodo di svago, può offrire un meraviglioso momento di riflessione sul nostro vivere. Dickens racconta l’essenza del Natale, i grandi temi universali che sono validi in ogni epoca e noi, attraverso un linguaggio semplice, senza troppi orpelli, comprensibile anche ai bambini, siamo rimasti molto aderenti all’opera letteraria, anche nella delineazione dei personaggi».
Elemento fondamentale del vostro spettacolo è la musica. Importante quanto i dialoghi o più importante?
«In equilibrio. In scena ci sono tre musicisti che suonano dal vivo e che accompagnano il racconto. La musica è un veicolo importante di emozioni, crea l’atmosfera, ancora di più se suonata dal vivo: un rituale questo che si è perso e che a teatro va ripreso. Anche il pubblico è importante e fa parte della scenografia, in un clima da arena, senza una separazione netta tra attori e spettatori. In questo spettacolo si parla di ricchezza e di povertà dove povertà non fa rima con dignità, perché la dignità non la compri e non la vendi».
Con quale parola fa rima «povertà»?
«Noi uomini e donne di teatro certo non ci arricchiamo e conosciamo il significato della parola. Ma la povertà oggi in giro è anche la mancanza di cultura, è l’incapacità di riconoscere il valore di un mestiere. C’è necessità di ricostruire un terreno più organico e ragionato».
A chi vorrebbe che i tre spiriti facessero visita oggigiorno?
«I nuovi Scrooge sono soprattutto quei politici che dimostrano di non avere decenza, né coscienza, che non sanno amministrare».
Un invito allo spettacolo ed un augurio al pubblico.
«Invitiamo le famiglie a rivedere in scena i sentimenti che contano davvero, un bel modo di festeggiare, e a gioire della felicità nel finale della storia. Tanta felicità è il migliore augurio per tutti».
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