Eleonora Bianchi
U ltima diva del balletto russo, stella del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, Ul'jana Lopatkina danza al Teatro Regio per la prima volta: ieri sera il debutto, ospite della «Serata Fokin» del MaggioDanza che ha inaugurato il cartellone del balletto (replica stasera alle 20). Nel camerino dove ci accoglie sorridente dopo le prove regna l’ordine: due paia di scarpette da punta perfettamente riposte, un coniglietto di pezza porta fortuna, il celebre tutù candido della Morte del cigno, l’assolo divenuto il suo emblema. «Questa miniatura è per me un regalo del destino - racconta in russo -. Ancora mi meraviglio di come il pubblico non si stanchi mai di vederlo, di come i teatri me lo richiedano continuamente. Interpretarlo per una ballerina significa dividersi: tra le sensazioni emotive, la comprensione intellettuale, l’istinto creativo. Ma danzarlo mi dà anche un grande piacere fisico, che coinvolge tutto il corpo: partendo dalle braccia, fino alla testa e al collo, passando dal busto per arrivare alle gambe. Artisticamente rappresenta il punto più alto dell’amore per la vita e dell’incontro con la morte. Ogni volta che lo interpreto il pensiero va sempre alla morte». Ultima erede di una leggendaria catena di ballerine che hanno tramandato l’assolo di Fokin, Ul'jana Lopatkina ne appare un’interprete colta e consapevole: «Sì, ho visto i filmati, ho raccolto le fotografie e ho sentito le parole delle grandi ballerine che l’hanno intepretato: da Anna Pavolova a Galina Ulanova a Maija Plisetskaja, prima di dar vita alla mia versione. Ho fatto un lavoro di sottrazione, cercando di prendere il meglio di quanto si è cristallizzato nel tempo, attraverso le varie interpretazioni. Certo è difficile lasciare qualcosa dopo interpreti così grandi. L’importante è restare nella tradizione dando anche qualcosa di sé». Interprete sublime del grande repertorio classico, Ul'jana Lopatkina negli ultimi anni sta cercando di uscire dalla sua immagine di ballerina lirica e regale grazie a qualche titolo moderno e contemporaneo. «Scelte molto mirate - spiega - poche, solo i balletti che credo mi stiano bene: preferisco Van Manen, mi piacciono anche Forsythe e Neumeier. Certo mi piacerebbe avere creazioni pensate per me, perché tutto non si riduca ad una mera esecuzione». Tra le sperimentazioni più recenti un piccolo balletto creato per lei dal giovane coreografo italiano Francesco Ventriglia, «Contraddizioni». «Devo ringraziare il Teatro Regio di Parma per questo. La scorsa edizione di ParmaDanza ero tra il pubblico a vedere il Galà di Svetlana Zakharova, che danzava proprio un pezzo di Ventriglia. Mi piacque moltissimo e quando andai dietro le quinte a complimentarmi con lei seppi che Ventriglia era lì e gli chiesi di creare un pezzo per me. Volevo qualcosa che potesse mostrarmi diversa da come appaio da sempre, un pezzo che il pubblico contemporaneo potesse capire all’istante: la storia di una coppia che litiga in un interno, una cucina Lo provammo in pochi giorni e alla prima al Teatro Mariinskij, al mio Galà, fu un successo straordinario».
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