È un racconto, «Golem», che conduce il pubblico sul terreno non facile della cultura ebraica, in cui la parola, il nome e il testo scritto hanno il potere di creare. Lo spettacolo su parole e musica di Riccardo Joshua Moretti, andato in scena giovedì sera al Teatro al Parco per la regia di Eddy Lovaglio, è stato salutato da calorosi applausi da parte di un pubblico numeroso.
Tutto inizia dalle note delle composizioni di Moretti, su cui scorrono immagini di personaggi storici e dello spettacolo, da Hitler a Marylin Monroe, dal Che a Papa Wojtyla.
Poi il racconto ha inizio. La figura del Golem viene analizzata attraverso i suoi molteplici significati, guardando agli antichi testi ebraici, dai Salmi di David al Talmud, e conduce lo spettatore in un viaggio che vuole essere archetipo del destino umano: dal momento prima della nascita in cui l’uomo d’argilla possiede la chiave della conoscenza al primo respiro in cui tutto dimentica tranne un canto che ne guiderà i passi. Attraverso le immagini proiettate sul fondale del teatro e una messinscena semplice, su note che portano in sé il sapore della musica yiddish, il viaggio del Golem viene narrato con passione dall’attore Giuseppe Gaiani e dal danzatore Thierry Parmentier che con la sua gestualità evocativa mostra l’evoluzione di questa da figura. Inizialmente embrionale e patetico, Golem procede solitario a passi incerti e pieno di domande sul sentiero della vita, incontrando figure angeliche e demoniache, attraversando sogni e visioni, sino alla scoperta della bellezza, alla conquista della sapienza e a una danza liberatrice finale.
La musica è stata eseguita con affiatamento dal quartetto di musicisti guidato da Moretti al pianoforte e composto da Claudio Ferrarini (flauto), Christoph E. Langheim (viola), Antonio Pollima (contrabbasso). Completavano lo spettacolo la voce fuori campo di Adalberto Merli (voce del Golem) e le luci di Claudio Coloretti.
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